Il disagio dell'artista nei confronti del critico è spesso il disagio di essere frainteso.
Ma l'arte nasce per essere fraintesa.
È che non abbiamo…
4 ore fa
Una riflessione sul rapporto tra corpo e poesia ovvero tutta la questione intrinseca alla poesia contemporanea di trovare una risposta alla domanda “che cos’è la poesia?” E la poesia è corpo, quando diventa parola, anche il ricordo di qualcosa che è stato diventa atto quando viene scritto.
"Con la crisi delle ideologie e la complessità senza conflitto del postmoderno, l’io non ha più un orizzonte umanistico di valori cui fare riferimento. La conoscenza che può portare dipende dal limite della sua esperienza. Prendere coscienza di questo limite diventa essenziale: ridimensiona un paradigma ingenuo di valori assoluti, ma supera anche l’espressivismo che non si pone affatto il problema di valori assoluti e che si esaurisce in una voce confessionale, oppure deflagra in un narcisismo nichilista. La lirica che cerca la conoscenza, che combina l’epifania con il saggio, ha invece ben presente che lirica non vuol dire solo espressività, ma consapevolezza etica di un limite individuale. [...] Questa soggettività non si rappresenta più in modo individualista oppure esistenzialista. Si colloca, come se fosse un campo osmotico di relazioni, dentro il divenire e le contraddizioni dell’esperienza, dentro l’autentica fenomenologia dell’esperienza, come già suggeriva l’apertura della poesia di Sereni al flusso multiforme e multiprospettico dell’esperienza vissuta. La consapevolezza del limite della propria esperienza fa da barriera contro la riduzione egocentrica e vede l’io in una condizione fluida, un essere in situazione prima che essere situato. La singolarità è aperta alla pluralità. [...]Se non è più plausibile la centralità di un individuo in rapporto a un sistema universale di valori, se appare vuota la fiducia nella centralità della sua espressione che non si pone il problema di un orizzonte di valori oppure si proietta in un nichilismo narcisista, diventa importante abbassare l’ideale umanistico o, meglio, farlo entrare nella complessità dell’esperienza. L’ideale umanistico non è più un esempio che ci sovrasta, che ispira dall’alto la vita civile e artistica, ma un esempio che viene dalla precarietà dell’esperienza, trasformata in testimonianza."(da "Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000", Marsilio, 2018)