domenica 21 dicembre 2008

"fannomi onore, e di ciò fanno bene" (Inf., IV, 93)


"Dante non vuole riconoscere che la Commedia è un frutto della fantasia, della sua insuperabile fantasia. Il poema, invece, è la verità, universale e non temporale. Ciò che il pellegrino Dante vede e dice nel racconto del poeta Dante mira a persuaderci di continuo dell'inevitabilità poetica e religiosa di Aligheri. Gli atti di umiltà del poema, da parte del pellegrino o del poeta, stupiscono gli studiosi, ma sono assai meno persuasivi del sovvertimento di tutti gli altri poeti compiuto dalla Divina Commedia e della sua tenacia nel dare risalto al potenziale apocalittico di Dante".

(Harold Bloom, Il canone occidentale)

1 commento:

antonio lillo ha detto...

l'umiltà del pellegrino contro il divino insito nel poeta... una bella lotta, no? visti anche i risultati... forse oggi irripetibile, perchè è osì cambiata la nostra visione delle cose, e si cerca così poco il divino e nessuno vuole più sentirsi addosso il peso del pellegrino...

mi piace anche tanto la poesia precedente, io amo la lamarque, e da quello che ho visto anche tu... uno sguardo unico il suo...

infine un grazie per essere passato dal mio blog, un complimenti per il tuo che tornerò a visitare (anzi credo proprio che ti linko) e un complimenti per il bambino...

ah, fagli ascoltare tanto jazz, che male non gli fa!