giovedì 26 febbraio 2009

new directions

Segnalo questo intenso testo appena uscito su Nazione Indiana.
E' un racconto che parla di jazz, ma anche di molto altro. L'autore è anche autore di uno dei più bei blog jazzistici italiani, Jazz from Italy, che ho già segnalato qualche giorno fa.
Il testo è corredato dagli splendidi disegni di Maurizio Ribichini.

NEW DIRECTIONS - Le stelle del ‘79
di Jazzfromitaly

In effetti non capitava spesso, ma quella volta mia madre si era proprio impuntata.
L’ultima volta che avevano litigato per lo stesso motivo, era all’inizio di quell’anno, alla fine di un freddissimo gennaio, quando mio padre volle andare a Genova per partecipare ad un funerale.
Lui, alla fine, se ne andò sbattendo la porta, infuriato e praticamente cieco alla ragione, ed io ricordo ancora la corsa di mia madre alla finestra, dalla quale anche io mi affacciai, per vedere solamente mio padre salire in macchina di Sergio, lo zio Sergio.
L’altro ricordo è legato al suo rientro, a notte fonda. Mentre mia madre gli scaldava una tazza di latte lui se ne stava seduto al tavolo della cucina, in silenzio.
Quando li raggiunsi, mio padre aveva gli occhi rossi, mi fece sedere sulle sue gambe e mi chiese perché non dormivo.
Io gli dissi che volevo sapere perché era andato lontano, come era questa città e di chi era il funerale.
Lui mi mise addosso il suo maglione grigio e mi disse soltanto che era morto un amico, che avevamo perso un fratello, che avevano ammazzato un compagno.
Mi disse che era stata anche colpa sua, se Guido non c’era più.
Poi aggiunse che non si può restare fermi a guardare, che la vita di un fratello vale quanto la tua.
Questo lo disse due volte, guardandomi negli occhi e chiedendomi se avevo capito.
Io non capii molto, ma ero contento di averlo a casa e nelle sue parole trovai il senso recondito di una grande lezione, un legame indissolubile tra amore e dolore ed una necessaria bellezza nel partecipare alle cose.
(continua su Nazione Indiana)

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