sabato 14 febbraio 2009

recensioni in pillole 7: "American Gods"


Neil Gaiman, "American Gods", Mondadori 2002

Parola usurata, "affabulatore": però è la più adatta a definire Gaiman, creatore di trame a orologeria, che tengono il lettore incatenato alla classica poltrona.
Lo spunto iniziale sembrerebbe quello di un qualunque B-movie: a Shadow, il protagonista, mancano pochi giorni per finire di scontare tre anni di carcere. Lo aspettano la moglie Laura e un amico che gli offrirà un lavoro, e Shadow non ha voglia di altro che di una vita tranquilla. Ma Laura e l'amico muoiono in un incidente stradale, e come se non bastasse si scopre che erano amanti.
A Shadow crolla il mondo addosso, ma è solo l'inizio: nel viaggio di ritorno uno strano personaggio, Mister Wednesday, gli offre un misterioso lavoro come guardia del corpo.
La verità si svelerà di lì a poco: Wednesday non è altro che il dio Odino, arrivato in America insieme ai primi vichinghi. Insieme a lui vivono negli Stati Uniti tutte le divinità dei popoli sbarcati lì: dèi celtici, africani, egizi, germanici.
Ma l'America non è terreno fertile per gli dèi, che senza più fedeli, senza preghiere, senza sacrifici si sono ridotti a vivere come emarginati: Anubis ha un'agenzia di pompe funebri a Cairo (Illinois), il dio slavo Chernobog lavora al macello di Chicago, la dea germanica Eoster abita in mezzo agli hippies di San Francisco, Odino vive di piccole truffe. Ora gli dèi sono in pericolo, perché nuove divinità sono intenzionate a distruggerli: gli dèi della nuova America, gli dèi della TV, della tecnologia, del denaro, dei mass media. Odino vuole riunire tutti gli antichi dèi per affrontare la minaccia.
O almeno così sembra: perché nel corso delle oltre 500 pagine del libro si svelerà pian piano una verità diversa, e Shadow (l'uomo-ombra, che aveva vissuto tutta la sua vita senza mai veramente viverla, senza conoscere il suo passato e senza mai sentirsi parte di nulla) scoprirà di essere una pedina centrale in una enorme, inquietante macchinazione divina.
Questa la trama: ma forse il fascino del libro sta altrove. Ad esempio, nei racconti-nel-racconto, che narrano l'arrivo e la vita delle diverse divinità in America; oppure nella trama da road-movie, con Wednesday e Shadow che attraversano un'America invernale, gelida e desolata, per rintracciare gli antichi dèi e per sfuggire alla caccia spietata da parte degli dèi nuovi.
Se la funzione del romanzo è di costruire un universo e piombarci dentro il lettore, allora non c'è dubbio: "American Gods" è un gran bel romanzo.

Nessun commento: