venerdì 20 marzo 2009

padri bambini

I genitori-bambini venivano ai colloqui in bermuda e camicia hawaiana, mi davano del tu e grandi pacche sulle spalle.
Pretendevano di venir ricevuti in qualunque momento, anche se ero in commissione a correggere i compiti della maturità. Quando chiedevo perché non erano venuti prima a ritirare le pagelle, rispondevano che erano in vacanza con i figli. Vacanza-premio di fine anno, anche se il figlio era stato bocciato o aveva quattro debiti formativi.
Oppure, in seconda media, mandavano i figli in gita con cinquecento euro in tasca, o l’intera carta di credito per togliersi il pensiero.
Quando raccontavo che avevo trovato i figli tutti intorno al compagno handicappato a gridargli “mongoloide, ritardato”, rispondevano “Professò, e ce l’emo avuto tutti ‘l compagno cicciottello che lo pijavamo 'n giro, no?”.
Erano in maggioranza quarantenni, figli degli anni Sessanta e Settanta, ma ce n'era anche qualcuno che si avvicinava alla cinquantina.
I loro figli li riconoscevi: a undici anni pensavano di sapere già tutto sul sesso, avevano spesso le occhiaie per aver dormito poco, se mettevi un’insufficienza ti rispondevano “non la voglio”, e ridevano sempre, sempre, ma di una risata sinistra, vuota come le loro teste.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

impietoso questo ritratto! mi fai ringraziare dio di non averla scelta la strada dell'insegnamento alla fine!
anche se in effetti io qualche laboratorio coi pitini l'ho fatto e mi ci sono anche divertito...

ah grazie per la recensione!
sai che è buffo? anche se è uscito adesso praticamente non ci penso già più (e dovrei!), semplicemente per me quello è il libro del 2007, e ora io sono proiettato a quello che sto scrivendo adesso, cioè il work in progress del 2009...
ma dovrei diventar un pò più ruffiano, lo so, se no rischio di finire nel dimenticatoio prima ancora che si accorgano che esisto!

sergio pasquandrea ha detto...

Se l'insegnamento consistesse solo nello stare in classe con i ragazzi, sarebbe il mestiere più bello del mondo.
Peccato che ci sia tutto il resto.

Ti capisco circa il libro: alla fine del 2008 hanno pubblicato la mia tesi di dottorato, che però io avevo scritto nel 2006-2007 e che per me ormai è talmente lontana che non riesco neanche più ad aprirla (e non mi occupo nemmeno più di quei temi).

Liberty Alex ha detto...

è buffo,ma questo ritratto dei padri bambino ricorda certe scenette che si vedono nei film moderni di desica o di boldi,quando spunta la famigliola di turno,accento alla romana,che pensa solo ad andare in vacanza e a divertirsi,scordandosi del resto...soprattutto se il padre in bermuda e camicia o fiori lo fa un certo enzo salvi,oppure diego abatantuono(nel secondo caso i figli undicenni,oltre a credersi esperti di sesso,lo sarebbero anche-ma stavolta sul serio-di calcio!)

la madonna del petrolio ha detto...

tristezza... per favore va via...

sergio pasquandrea ha detto...

Boldi e De Sica sono tra i sintomi più eclatanti della Sindrome di Peter Pan che affligge la loro generazione.