martedì 21 aprile 2009

rispetto


Il barbiere, prendendo un altro libro, disse:
"Questo è lo Specchio delle imprese cavalleresche".
"Conosco già questo signore," disse il curato. "Lì c'è il signor Rinaldo di Montalbano con i suoi amici e compagni, più ladri di Caco, e i dodici Pari, con il veridico storico Turpino; ma, a dire il vero, non li condannerei a una pena maggiore dell'esilio perpetuo, se non altro perché rientrano nella favola del famoso Matteo Boiardo, da cui anche tessé la sua tela il poeta cristiano Ludovico Ariosto; a questo, se lo trovo qui a parlare in altra lingua che non sia la sua, non porterò alcun rispetto; ma se parla nella sua lingua, gli userò ogni riguardo.".
"Io ce l'ho in italiano," disse il barbiere, "ma non lo capisco".
"E non sarebbe bene che lo capiste," rispose il curato; "noi avremmo perdonato al signor Capitano Jeronimo de Urrea se non lo avesse portato in Ispagna e se non lo avesse volto in castigliano, perché gli ha tolto molto del suo valore originale, e lo stesso faranno tutti quelli che vorranno tradurre in altra lingua i libri di poesia; ché, per quanta cura ci mettano e per quanta abilità dimostrino, non arriveranno mai al grado di perfezione che essi hanno nell'originale".

Miguel de Cervantes, L'ingegnoso hidalgo Don Chisciotte della Mancia, parte I, capitolo VI

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