giovedì 17 settembre 2009

su uno stagno della Misia


Ila cedette all'acqua
alla carne fredda e scivolosa
rinnegò la verga dell'eroe
che dopo la strage lo squarciava
duro bronzo rovente
preferì soffocare nell'orgasmo
viscido nella morte vegetale

sulla sponda
appese le armi
a braccia nodose impotenti
fradici i muscoli di pianto.

(nell'immagine: J. W. Waterhouse, Ila rapito dalle Ninfe)


Ila, figlio di Teodamante re dei Driopi, fu un giovinetto di straordinaria bellezza. Ercole uccise suo padre perché si era rifiutato di donargli un bue, ma, invaghitosi del ragazzo, lo prese con sé e ne fece il suo amante e scudiero. Ila lo seguì nelle sue imprese e si imbarcò anche per la spedizione degli Argonauti; arrivati nella Misia (l'attuale sponda turca del Mar di Marmara), Ila scese dalla nave per cercare acqua e arrivò sulla riva di un laghetto. Lì le Ninfe, innamorate, lo rapirono e lo trascinarono in fondo al lago. Ercole, disperato, continuò a cercarlo, tanto che si dimenticò di tornare sulla nave e gli Argonauti ripartirono senza di lui. Ma di Ila non si trovò più traccia.

1 commento:

lillo ha detto...

un sergio insolitamente sensuale... ogni tanto mi tiri fuori ste cose dal cappello e mi chiedo quante ne hai ancora nascoste nelle tasche segrete del cilindro? ;)