mercoledì 22 dicembre 2010

recensioni in pillole 79 / 80 - Manuele Fior

Manuele Fior, Cinquemila chilometri al secondo, Coconino 2010 (143 pp., € 17)

Manuele Fior (da Arthur Schnitzler), La signonina Else, Coconino 2009 (pag. n. n., € 17,50)

Avevo tanto sentito parlare (bene) di Manuele Fior, che temevo di restarne deluso alla prova dei fatti. E invece no: trentaquattro euri e mezzo spesi bene.
Avevo anche sentito accostare Fior a Gipi, e in fondo qualche somiglianza c'è: ad esempio nella predilezione per un segno scarno e spigoloso (ma compensato, in Fior, da una plasticità più morbida e un maggior calore cromatico, rispetto alla secchezza di Gipi) o nella maniera di trasferire sulla pagina schegge di realtà conservandone i margini taglienti (ma, in Fior, in modo molto meno scopertamente autobiografico rispetto a Gipi).
Insomma, Fior è un artista a sè. È cesenate (ho una certa qual sincronicità con Cesena negli ultimi tempi, per ragioni che qui non vale la pena di spiegare), mio coetaneo (in qualche modo, il fatto di avere coetanei geniali mi fa sentire meglio), vive in Norvegia (e questo, in tutta onestà, non glielo invidio).
In “Cinquemila chilometri al secondo” racconta una storia che poi non è nemmeno una storia, ma piuttosto una serie di fotogrammi che fermano tre personaggi (una donna, due uomini) nell'arco di vent'anni. Parla di viaggi, di infelicità, di disperazione, di cose che avrebbero potuto essere e non sono state.
Ma, soprattutto, ne parla attraverso i colori (il giallo acceso di un'estate passata, l'azzurro freddo del Nord, i toni bruciati dell'Africa, le tinte seppia del sogno, le cromie acide del presente) e attraverso un disegno all'apparenza elementare, ma in realtà straordinariamente evocativo.
“La signorina Else” è, ovviamente, il celebre racconto di Arthur Schnitzler: il monologo interiore di una ragazza perbene nel primo Novecento austroungarico, vittima sacrificale di una società laida e ipocrita. Qui, il segno si fa più sinuoso, le campiture piene, in un esplicito omaggio figurativo alla Secessione viennese, a Klimt, Schiele e Klinger.
Prossima missione: procurarmi “Rosso oltremare”, di cui ho letto un gran bene. E, questa volta, senza paura di delusioni.

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