venerdì 4 marzo 2011

recensioni in pillole 98 - "Quartieri lontani"

Jiro Taniguchi, Quartieri lontani, Coconino Press / Fandango, 2010 (414 pp., € 19,50)

L'idea non è certo nuova. Così a memoria, potrei citare almeno quattro o cinque film che la sfruttano.
L'idea è questa: chi non ha mai desiderato rivivere qualche episodio della propria vita? Correggere gli errori, le figuracce, le mille stupide disattenzioni delle quali è costellata la nostra vita?
A Hiroshi Nakahara, impiegatuccio di mezza età, capita proprio quest'occasione. Per una strana distorsione temporale (della quale non viene fornita alcuna spiegazione) si trova a rivivere i propri quattordici anni. O meglio, si trova proiettato indietro nel tempo, con il corpo di un quattordicenne, ma con la mente e i ricordi di un adulto.
Passato il primo smarrimento, se ne approfitta come faremmo tutti: diventa bravissimo a scuola, umilia il compagno che l'aveva sempre disprezzato, conquista la ragazzina alla quale non aveva mai avuto il coraggio di rivolgere la parola. Poi comincia a pensare di poter fare qualcosa di meglio: conoscere più a fondo il proprio padre, magari impedirgli di andarsene di casa, da un giorno all'altro, senza spiegazioni.
L'idea non è nuova, dicevo. La differenza, però, la fa il come; o, in questo caso, il chi: Jiro Taniguchi.
Di lui ho già parlato, e non ho molto da aggiungere al proposito. Qui, la vicenda si concentra sulle piccole storie dei piccoli uomini che popolano la provincia giapponese dei primi anni Sessanta, ricostruita con affettuosa minuzia; e si trasforma in una sorta di romanzo di formazione al contrario: non un ragazzo che impara a diventare adulto, bensì un adulto che, confrontandosi con il sé stesso ragazzo, riesce a ripensare la propria vita.
Il tutto raccontato con lo stile lieve e profondo che è tipico di Taniguchi.

P.S.: una versione filmata (francese) del fumetto è prevista in uscita per quest'anno.

P.P.S.: il libro era già uscito nel 2006, con il titolo “In una lontana città”, per Rizzoli.

P.P.P.S.: nell'ultima pagina, è specificato che il ribaltamento del fumetto, per adattarlo al senso di lettura occidentale, è stato operato per precisa volontà dell'autore; peccato che in alcune vignette l'ordine dei baloons sia rimasto quello originale, ingenerando così qualche ambiguità nella lettura.

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