lunedì 11 aprile 2011

la verità

Sciascia ha un'idea molto alta della letteratura; ce l'ha sempre avuta, anche quando si muoveva nell'ambito del "realismo". La letteratura è per lui il sistema armonico del mondo, capace di spiegare la trama dei rapporti tra i pensieri e le cose, tra le parole e le cose: tutto si tiene, sebbene tutto sia ugualmente misterioso. Misterioso, parzialmente decifrabile. Crede nella ragione, ma sa anche che ci sono ragioni che neppure la Ragione riesce a spiegare. [...]
La letteratura è "la più assoluta forma che la verità possa assumere" (La scomparsa di Majorana). Il compito dello scrittore è dunque quello di individuare di volta in volta l'ordine delle somiglianze, restituire una forma alle coincidenze. [...] Come un investigatore che fa deduzioni e inferenze, lo scrittore si affida all'intuizione per cogliere l'ordine segreto delle cose, all'intuizione e di nuovo alla scrittura, che è poi l'unico strumento che possiede.

Marco Belpoliti, Settanta, Einaudi 2001, pag. 17-18

4 commenti:

lazard ha detto...

Pur amando molto Sciascia mi fa un po' schifo il suo impegno civile. A differenza del suo mentore Pirandello, Sciascia credeva nella Verità, e Belpoti ha ragione quando parla di mistero, perché è sempre diretto alla Verità che Sciascia sgarbuglia il mistero, ben strutturato nel genere giallistico.
Ciò che più amo di Sciascia, oltre alla qualità Onestà intellettuale, è la capacità di scrittura. E' vero che sia riuscito a dispiegare con grande senno la matassa del potere, ma in questo non ci trovo nessun gusto. Il mio libro sciasciano preferito è non a caso Occhio di capra oppure alcune delle Parrocchie di Regalpietra.

Marco Bertoli ha detto...

Daniz ha detto esattamente il contrario di quello che averei potuto dire io di Sciascia: non lo amo affatto come scrittore, ne apprezzo l'impegno civile (e anche a non apprezzarlo, "mi fa schifo" sono solo parole in libertà).

Dall'altezza della sua concezione di letteratura, per riprendere Belpoliti, a me pare che Sciascia non vedesse più i personaggi, limitandosi a farne dei grossolani tipi, degli ideologemi.

sergio pasquandrea ha detto...

a parte lo schifo o non schifo, io tendo sempre a separare lo scrittore (in quanto produttore di testi) dall'uomo con i suoi pregi e difetti, compreso l'impegno (o disimpegno) politico.
sciascia, devo dire, mi ha sempre affascinato come prosatore. sarà che io sono poco sensibile ai personaggi e molto allo stile, ma mi ha sempre affascinato quella sua prosa che riesce ad essere cose all'apparenza opposte e inconciliabili: settecentesca e barocca, fastosa e nervosa, circonvoluta e lucidissima.

lazard ha detto...

Caro Massimo, a me l'impegno civile fa schifo. Lo trovo davvero Parole in libertà. Anzi, in-prigionate. Eppure nel pieno della vanvera, proprio perché non ammettano di esser tali e vorrebbero cambiare le cose, educare... tutte cose cui l'arte non deve niente.
Sciascia come dice Sergio è un grande prosatore.
Per impegno politico intendo non solo però la militanza politica e la carica di rappresentanza che ricoprì. Penso soprattutto a quel che è la sua arte impegnata.