martedì 12 aprile 2011

quand le monde était jeune


Quando il mondo era più giovane di cinque secoli tutti i casi della vita avevano forme esteriori molto più violente. Tra dolore e gioia, tra calamità e felicità la differenza pareva più grande di quanto lo sia per noi; tutto ciò che si provava aveva ancora quel grado di immediatezza e di assolutezza che la gioia o il dolore hanno ancora oggi nello spirito infantile. Ogni avvenimento, ogni azione erano circondati da forme chiare ed esplicite, erano innalzati alla solennità di uno stile di vita rigido e immutabile. Le grandi cose: la nascita, il matrimonio, la morte, rifulgevano, tramite il sacramento, dello splendore del mistero divino. Ma anche i casi meno importanti, un viaggio, un lavoro, una visita, erano accompagnati da mille benedizioni, cerimonie, massime, usanze.
Alla calamità e all'indigenza si trovava meno sollievo rispetto al giorno d'oggi, esse arrivavano più tremende e strazianti. La malattia si differenziava più nettamente dalla salute, il freddo rigido e l'oscurità angosciosa dell'inverno erano un male più concreto. Onore e ricchezza si godevano più intensamente e più avidamente, perché si differenziavano in modo più spiccato dalla miserevole povertà e dall'abiezione. [...] E tutte le cose della vita avevano un'eco fastosa e crudele. I lebbrosi facevano suonare le loro raganelle e giravano in processioe, i mendicanti si lamentavano nelle chiese e mettevano in mostra le loro deformità. Ogni classe, ogni ordine, ogni mestiere era riconoscibile dall'abito. I grandi signori non si muovevano mai senza fare sfoggio di armi e livree, imponenti e ambite. L'amministrazione della giustizia, il commercio dei venditori ambulanti, le nozze e i funerali, tutto si annunciava con clamore e con cortei, grida, lamenti e musica. L'innamorato portava l'insegna della sua dama, i confratelli della loro confraternita, la fazione i colori e il blasone del suo signore.
Anche nell'aspetto esteriore delle città e delle campagne dominavano quel contrasto e quella varietà. La città non si disperdeva, come le nostre, in sobborghi disordinati di fabbriche squallide e villette malriuscite, ma era racchiusa nelle sue mura, con una figura ben definita, irta di innumerevoli torri. Per quanto le case di pietra dei nobili o dei mercanti fossero alte e minacciose, erano sempre le chiese con le loro masse che si innalzavano al cielo a dominare la veduta della città.
Il contrasto tra estate e inverno era più netto allora che nella nostra vita, così come quello tra la luce e il buio, tra il silenzio e il rumore. La città moderna non conosce quasi più il buio assoluto e il silenzio assoluto, l'effetto di un singolo lumicino o di una singola voce lontana.
Attraverso il continuo contrasto e le molteplici forme con cui tutto si imponeva allo spirito, la vita quoridiana emanava un'eccitazione, una carica passionale che di manifestavano nei mutevoli stati d'animo tra i quali oscillava la vita cristiana medioevale: rozza esuberanza, violenta crudeltà e sincera tenerezza.
[...]
C'erano poi le entrate trionfali, preparate con tutta l'ingegnosità di cui si era capaci. E, con una frequenza mai interrotta, le esecuzioni capitali. La crudele eccitazione e la rozza compassione suscitata dal patibolo costituivano un elemento di gran peso nel nutrimento spirituale del popolo. Era uno spettacolo con una morale. Contro i misfatti atroci la giustizia ideò punizioni atroci; a Bruxelles un giovane incendiario e assassino viene incatenato a un anello che poteva girare intorno a una pertica, dentro un cerchio di fascine ardenti. Egli stesso si offriva al popolo con toccanti parole, "et tellement fit attendrir les coeurs que tout le monde fondoit en larmes de compassion". "Et fuit sa fin recommandée la plus belle que l'on avait oncques vue." ["E fece intenerire i cuori in tal modo che tutti si scioglievano in lacrime di compassione". "E la sua fine fu ritenuta la più bella che si fosse mai veduta"]. Messere Mansart du Bois, un Armagnacco che viene decapitato a Parigi nel 1411 durante il terrore dei Borgognoni, non solo concede volentieri al boia il perdono che costui gli chiede secondo la consuetudine, ma prega il boia di baciarlo. "Foison de peuple y avoit, qui quasi tous ploroient à chaudes larmes." ["C'era una gran moltitudine di popolo, e quasi tutti piangevano a calde lacrime"]. Spesso le vittime erano gran signori; allora il popolo godeva soddisfatto della severità della legge e del severo ammonimento sulla caducità della grandezza terrena, più vivido di qualsiasi esempio dipinto o Danza macabra.

Johann Huizinga, "L'autunno del Medioevo", Newton Compton 1992, pp. 25-27

2 commenti:

Marco Bertoli ha detto...

Ho sempre trovato anch'io grandemente suggestivo questo passo di Huizinga - il Medioevo, i toni crudi della vita!

sergio pasquandrea ha detto...

io mi sto gustando con grande piacere "L'autunno del Medioevo": un'erudizione sconfinata, unita a una capacità affabulatoria senza uguali