mercoledì 31 agosto 2011

senza dormire


Filastrocca solitaria,
voglio fare un castello in aria:
più su delle nubi, più su del vento
un castello d'oro e d'argento.
Con una scala ci voglio salire
per sognare senza dormire
e su un castello farò stampare:
"Le cose brutte non possono entrare..."

O filastrocca solitaria,
sì, starà bene, lassù in aria:
ma se un cartello scritto così
lo mettessimo anche qui?


Gianni Rodari (da "Prime fiabe e filastrocche")

martedì 30 agosto 2011

ne uccide più la lingua...


Tucidide, al quale [Archidamo] domandava chi fosse più forte nella lotta, se Pericle o lui: "Questo" fece "sarebbe difficile a stabilirsi, perché quando io l'ho gettato a terra nella lotta, egli persuade coloro che l'hanno visto che non è caduto, e vince".

Montaigne, Saggi, 1, 51

lunedì 29 agosto 2011

vintage


L'attuale maniera di vestirsi fa immediatamente condannare l'antica, con una sicurezza così grande e un consenso così generale, che direste che è una specie di mania che svonvolge in tal modo il cervello. Poiché il nostro cambiamento in questo è così pronto e improvviso che l'inventiva di tutti i sarti del mondo non saprebbe fornire sufficienti novità, è giocoforza che molto spesso le fogge disprezzate tornino in credito, e poco dopo cadano di nuovo in disprezzo; e che uno stesso giudizio adotti, nello spazio di quindici o vent'anni, due o tre opinioni non solo diverse, ma contrarie, con un'incostanza e una leggerezza incredibili. Non c'è nessuno tra noi tanto accorto da non lasciarsi intrappolare in questa contraddizione, e abbarbagliare così la vista interna come quella esterna senza accorgersene.

Montaigne, Saggi, I, 49

domenica 28 agosto 2011

libertà


Vi sono diritti che sol meritati possono chiamarsi tali; la libertà non si domanda ma si vuole: a chi la domanda vilmente è giusto rispondere con gli sputi.

Ippolito Nievo, Confessioni di un italiano

sabato 27 agosto 2011

saggezza


Non siate più saggi di quanto occorre, ma siate sobriamente saggi.

(San Paolo, Lettera ai Romani; citato in Montaigne, Saggi)

venerdì 26 agosto 2011

heautontimorumenos


Bisogna aver vissuto e filosofeggiato a lungo per imparar a dovere la scienza di tormentarsi squisitamente.

(I. Nievo, "Le confessioni di un italiano")

giovedì 25 agosto 2011

l'estate sta finendo (2)


http://youtu.be/MIDOEsQL7lA

...e io la saluto così.
E' uno dei pezzi più suonati/cantati della storia della musica, ma io non ho ancora trovato una versione più bella di questa.

mercoledì 24 agosto 2011

l'estate sta finendo



Qualche giorno fa hanno annunciato una guerra mondiale
Ma loro non lo sanno, quelli che prendono pigramente il sole
Il sole brucia fino al nocciolo del pianeta
E ancora non basta, loro ne vogliono di più

Non pare ci sia nulla tra le orecchie di quelli che prendono pigramente il sole
Troppo annoiati per interrogarsi sulla stagnazione
Il sole brucia fino al nocciolo del pianeta
E ancora non basta, loro ne vogliono di più

Le religioni cadono, i bambini cercavano conchiglie,
Tutto bene,
Ma per favore abbassereste il rumore?
Perché svegliate quelli che prendono pigramente il sole

martedì 23 agosto 2011

lampi - 151


Scartare il regalo. Sorridere, ringraziare.
Sfogliare educatamente "Emmaus".
Poi richiuderlo, e riprendere le "Operette Morali" da dove le si era lasciate.

lunedì 22 agosto 2011

lathe biosas


Io sono nessuno! E tu?
Nessuno anche tu?
Allora siamo in due – non dirlo!
Lo sai, ci scaccerebbero.

Che squallore esser qualcuno!
Che tronfio: una rana
tutto il giorno a ripetere il suo nome
a uno stagno adorante!

* * *

I'm nobody! Who are you?
Are you nobody, too?
Then there's a pair of us — don't tell!
They'd banish us, you know.

How dreary to be somebody!
How public, like a frog

To tell your name the livelong day
To an admiring bog!

Emily Dickinson

domenica 21 agosto 2011

tap your foot



Il jazz fu inventato per far ballare la gente. Per cui, se suoni jazz e gli ascoltatori non sentono l'impulso di ballare o muovere il piede a ritmo, significa che ti sei allontanato dallo spirito della musica.

Dizzy Gillespie, To Be Or Not To Bop

sabato 20 agosto 2011

contributo al chiarimento di alcuni miei dubbi


Chiunque frequenti gli ambienti letterari, reali o virtuali, si sarà imbattuto in Gilda Policastro.
Critica letteraria, romanziera, poetessa, ma soprattutto professionista della provocazione. Secondo alcuni, voce lucida della nuova letteratura italiana; secondo altri, un bluff su tutti i fronti.
Io ne sentii parlare per la prima volta un paio d'anni fa, su Nazione Indiana, dove un suo pezzo (secondo me, pura polemica da parrocchietta letteraria, condita da uno stile atrocemente contorto e da una spocchia ai limiti del tollerabile; ma questa, ovviamente, è la mia privata opinione, e lascia esattamente il tempo che trova) scatenò un dibattito alquanto ferocetto. Dibattito che, come quasi tutti i dibattiti webbici, aveva per argomento, sostanzialmente, il Nulla, e che quindi raggiungeva punte quasi sublimi di ridicolo. Oltretutto, ci furono pure degli strascichi.
Non ho letto il romanzo che la Policastro ha pubblicato l'anno scorso, per ragioni mie che non sto qui a spiegare, e quindi non ne parlo. Per chi fosse interessato, sul web si trovano parecchie recensioni e interviste, tutte a portata di Google.
Da tempo cercavo un esempio della sua poesia.
Eccolo (da qui). Giudicate da soli.


Hora

E chi si muove da terra Si sta così bene Non si sente dolore,
non si sente niente
Così vivono quegli altri, strisciando Senza illusioni Già pronti al
Ritorno
È bello qui Non si deve andare da nessuna parte Si può
rimanere fermi, e aspettare
Oppure anche solo rimanere fermi Stare così Insomma, senza
Attività
Quale sarebbe poi l’alternativa Andare in ospedale, oppure a
quella cena di amici
No, rimanere è senz’altro meglio Rimanere senza aspettare, senza
andare,
rimanere col dolore, e a poco a poco sperare, sperare che vada via,
ricominciare a respirare, ma senza la pretesa di alzarsi Rimanere
fermi, sdraiati
Ha una sua logica, è ordinato, risponde a uno schema
Lo schema dello stare, del rimanere Senza agitarsi, senza smanie
Quanti ora, a parte quegli altri, sono lì, in questa posizione
a fare questa cosa che non è un’attività, è solo stare
Probabilmente non tanti, ma qualcuno sì, qualcuno è a terra, così,
steso
coi palmi delle mani che aderiscono al pavimento Stare qui
perché nessuno te lo chiede, nessuno se lo aspetta, anzi,
qualcuno vuole che ti alzi, e, se stai male davvero, in ospedale
Ma se non stai male, allora, c’è quella festa
a cui bisogna subito andare Cambiarsi d’abito, mettersi il trucco
giusto,
le scarpe abbinate, il cappotto figo Andare, andare subito,
guardare gli altri con la faccia opportuna,
con le parole intonate, la rilassatezza domenicale Sorridere, sorridere
anche col dolore allo stomaco, che se era un dolore serio
a quest’ora ti trovavi in ospedale, invece sei lì,
e allora puoi rilassarti, goderti il vino, che al tuo stomaco
è come un colpo di frusta sulla schiena di un cavallo Le tartine,
mangia le tartine, hai ancora mal di stomaco, poi passa Ma no,
sento come un tappo, una puntura, non va giù nulla,
nemmeno l’acqua Mangia, guarda che poi i vestiti ti cadono di dosso
e non è normale Devi mangiare, dice così,
vuole che mangi, mangia E tu
rimani sdraiato, disteso
coi palmi a terra, dove non devi mangiare, non devi ridere,
non devi essere alla festa, non devi Puoi rimanere così,
sdraiato E chi si muove da terra
Si sta così bene:
non si sente dolore, non si sente niente
Senza illusioni, già pronti al ritorno È bello qui:
non si deve andare da nessuna parte
Si può rimanere fermi, e aspettare
oppure anche solo rimanere fermi
Stare così Già pronti al ritorno
È bello qui
Non si deve andare
da nessuna parte Si può rimanere fermi,
e aspettare
Si sta così bene
Non si sente dolore,
non si sente niente

(da "Antiprodigi e passi falsi", Transeuropa, Inaudita, 2011)

venerdì 19 agosto 2011

quando sento musica così...



... tutto d'un tratto, credo nella metempsicosi.

giovedì 18 agosto 2011

un cavallino d'argento


Dormi, dormi, dormi
dormi almeno tu che puoi dormire.
Io penso a te, tu non pensare a me.
Tu pensa ad un cavallino d'argento,
tu pensa ad un trenino
che con i fari accesi ti diverte,
tu pensa ad una mano che t'accarezza.
Io penso a te,
tu non pensare a me.

Andrea Pazienza

mercoledì 17 agosto 2011

lampi - summer reissue 10 (nn. 136-150)


136
Svegliarsi con la sensazione di essere stati, per tutta la notte, felici.

137
Ma gli adolescenti di oggi, con quintalate di pornografia a portata di click, potranno mai capire che cosa significava per la mia generazione il catalogo Postalmarket?

138
Se.
E come.
E, soprattutto, perché.

139
Felicemente sradicato.

140
Quanto ci vorrebbe (pensa intanto lui) per recuperare l'assuefazione? Per riuscire di nuovo a vivere al Sud?

141
Be careful with subjective statements.

142
“Non sono mica più giovane come tre mesi fa”.

143
Non ho passato una vita a costruire la mia asocialità, per poi rovinare tutto con un merengue.

144
C'è qualcosa di più ingiusto che trovarsi a un passo dalla bellezza e non poterla toccare?

145
Un fortissimo bisogno di Ottocento.

146
Mi rifiuto di credere di essere io, quello.

147
Dillo con parole mie.

148
In un paese civile, l'arte dovrebbe dare pane. E anche companatico.

149
Il dolore della lontananza (e quello della vicinanza).

150
Dire "io" senza doversene vergognare.

martedì 16 agosto 2011

lampi - summer reissue 9 (nn. 121-135)


121
Il petrolio, idrocarburo noto anche come “democrazia”.

122
Si è raggiunta la bellezza. Fa differenza che sia avvenuto per caso o per volontà?

123
“Sì, ho trovato la mia vocazione. Perché, il GF Revenge non è una vocazione?”

124
“No, certo, non si possono amare due donne contemporaneamente. Forse tre sì, però”.

125
Sexy women with unsexy names.

126
La domanda non è perché la Bellezza debba farci male, ma perché noi le chiediamo di farci male.

127
"Amor fati ci vuole, mica pippe."

128
Lo sprezzo del ridicolo.

129
"E giura di amarla e rispettarla fino alla data indicata sulla confezione".

130
Con che precisione, con che schianto, con che crudele affilata inconsapevolezza quel nome lo colpisce proprio lì, al centro dello sterno, nel punto dove si era cicatrizzata la sofferenza d'amore.

131
I veri paradisi non sono quelli perduti, ma quelli mai posseduti.

132
Descolarizzazione abbestia.

133
E se fosse la memoria a renderci infelici?

134
Quando qualcuno ti parla al cuore, riparati il culo.

135
Non confondiamo Dio con la tachicardia, please.

lunedì 15 agosto 2011

lampi - summer reissue 8 (nn. 106-120)


106
Se la gente che mi conosce conoscesse anche i miei pensieri.

107
Averla accanto in minigonna per due ore, e va bene.
Vederla sulla spiaggia con quel micro-bikini, si può anche reggere.
Ma rendersi conto che è praticamente identica a Sheila Tashikel no, è davvero troppo.

108
L'autore, questa piccola fastidiosa inevitabile escrescenza appiccicata al testo.

109
"Come da piccolo con la febbre", pensa quando, svegliandosi una mattina, scopre di non essere più innamorato.

110
“MA CEEERTO che mi ricordo di te!!”
(“...ti ho toccato una tetta in seconda liceo.”)

111
Ci manca sempre tanto così.

112
Dico io: sei un musicista rock? E allora fa' il musicista rock.
Segui la tua natura.
Sii pitecantropo.

113
Da “dentro” arrivano sempre solo cose innominabili.

114
Bisognerebbe, una buona volta, diventare vecchi.

115
I libri mi guardano le spalle.

116
Meglio il cilicio.

117
Ci prenderanno per sfinimento.

118
Un'altra vita, santocielo. Eterna, poi.

119
Ma che avete tutti contro la malinconia?

120
Bisogna che mi decida a prendermi sul serio.

domenica 14 agosto 2011

lampi - summer reissue 7 (nn. 91-105)


91
Apre.
Comincia immediatamente a soffrire.
Chiude.

92
Non l'ha mai letto e già lo odia.

93
“Come mai sono ancora lucido?”.

94
“Vediamo.... Morire, no. Suicidarsi, nemmeno. Ecco! Non essere mai nato.”
(Si rigira sull'altro fianco e torna a dormire).

95
Qualcuno dovrebbe impedire al mio cervello di pensare.

96
Ben oltre la saturazione. Ben oltre.

97
“E vabbè, siamo stati tutti giovani.”
“Io no.”

98
La felicità inabitabile.

99
Ateo per decenza.

100
La vita è patafisica.

101
Ammazzare il Fanciullino.

102
Mi sento la testa pensante.

103
È solo una fotografia.
È solo la fotografia di una maglietta.
È solo la fotografia di una maglietta sotto la quale preme un seno.
È solo la fotografia di un seno.
È solo la fotografia del suo seno.
È il suo seno.
È il suo seno.
È IL SUO SENO.

104
No all'accanimento terapeutico sulle poesie.
Sì all'eutanasia per i versi nati con gravi malformazioni.

105
Un mondo dove puoi parlare di Sei Shonagon e la gente non ti guarda strano.

sabato 13 agosto 2011

lampi - summer reissue 6 (nn. 76-90)


76
Guardando su YouTube Renato Zero cantare “Viva la Rai”, ha iniziato la frase: “Ai miei tempi sì che...”.
Poi si è fermato di colpo, colto da un brivido.

77
Continua a scegliere donne non all'altezza delle sue aspettative erotiche.

78
Sì, scrivo poesie, ma almeno me ne vergogno.

79
“Ma non era morto?”.

80
“Allora grazie per la splendida giornata. E non ci perdiamo di vista, eh?”.
(“Roma-Amburgo e ritorno, e manco un po' di pelo”).

81
Un magnifico, lunghissimo corpo di diciassettenne, deturpato da un pesantissimo, quasi comico accento veneto.

82
Da bambino, la meraviglia dei pomeriggi vuoti, campi aperti a qualunque possibilità, noia compresa.
Da adulto, l'unica alternativa possibile: le ore di viaggio, in treno o in aereo, il transito anonimo nei non-luoghi, la mente libera di disegnare ampi cerchi per poi piombare, all'improvviso, a ghermire un pensiero.

83
Teso, preoccupato, irritabile. Incapace di concentrarsi. Sente il bisogno di una presenza familiare, rassicurante, distensiva. In memoria dei vecchi tempi, si compra un pornazzo.

84
Se sfiorato, emette re sovracuti.

85
“Che splendidi figli avremmo fatto, io e te”.
(Lo pensa soltanto: ovviamente).

86
Innamorarsi equivale a tornare ogni volta adolescente.

87
Lontano dagli occhi, troppo vicino al cuore.

88
La sua donna ideale esiste. Ma è nata troppo tardi.

89
La dura lotta tra perfezione e felicità.

90
“Ma che fai ancora sveglio?”
“Mi commuovo.”

venerdì 12 agosto 2011

lampi - summer reissue 5 (nn. 61-75)


61
Innamorarsi di un profilo.

62
Alcuni dei momenti più belli della sua vita li ha trascorsi mentre gli altri erano là fuori.

63
“Italianità” come vaccino contro qualunque capacità di scandalizzarsi.

64
La loro generazione ha perso. La sua paga il conto.

65
La femminilità è un attributo, la virilità una performance.
In questo dev'esserci un significato.

66
Un gesto così semplice, così impossibile.

67
L'inutilità dell'avere un talento. La nobiltà, la moralità di sperperarlo.

68
Il suo rapporto con i libri è mutato radicalmente, da quando ha smesso di chiedere e ha cominciato ad ascoltare.

69
Su facebook, la fidanzatina del primo anno di liceo.
Sposata con un carabiniere di Potenza; due bambini, Kevin e Nicholas. Le foto della vacanza a Riccione. Iscritta ai gruppi: Le migliori frasi di Vasco Rossi; Padre Pio forever; L'onore del popolo italiano.
Tira un sospiro di sollievo.

70
Il rock, questo interessante fenomeno sociologico della media borghesia tardonovecentesca.

71
Gli si dispiega davanti agli occhi, guardandola, un intero fascio di possibilità irrealizzate (e irrealizzabili).

72
Il polpaccio sinistro, compresso nel gesto di accavallare le gambe. Sotto il bianco della pelle traspare una vena, un brevissimo tragitto azzurro e guizzante, subito sommerso.
La gravità della situazione diventa evidente quando si rende conto di essere innamorato anche di quella vena.

73
In fotografia è bella. Dal vivo, letteralmente, emana luce.

74
La difficoltà a distinguere il miglioramento dall'assuefazione.

75
L'ha giurato: al prossimo “Osanna eh” dà fuori di matto.

giovedì 11 agosto 2011

lampi - summer reissue 4 (nn. 46-60)


46
La dittatura del sottoproletariato.

47
Si è sempre fatto un punto d'onore della propria asincronia.

48
Alcohol is nothing but a tool. Being drunk is a state of mind.

49
The art of make people feel guilty.

50
Costretto a fare quel che odia fare per poi forse poter fare quel che gli piace fare.

51
Cerca di convincersi che, in fondo, bere dalla sua stessa cannuccia equivale a baciarla.

52
Girando gli occhi per salutare gli amici seduti all'altro capo del tavolo, si rende conto che il suo sguardo si è posato su di lei per pochi decimi di secondo, e tuttavia ha registrato ogni dettaglio: il collo dritto da parere rigido, le ciocche di capelli castani-ramati sfuggiti al tupé, un incisivo un po' sporgente, e poi il vestito nero che le lascia scoperta una sola spalla, lo strano bracciale di stoffa a metà dell'avambraccio, l'angolo d'inclinazione delle clavicole mentre ascolta parlare il suo vicino, il fascino ofidico degli occhi obliqui; e pensa in un lampo di terrore: “no, santo cielo no, innamorato di nuovo no”. Ma è troppo tardi.

53
Essere padre significa non poter più desiderare la morte.

54
Alpha males ain't cool.

55
Sogna extracomunitari che gli assediano la casa.
Al risveglio, sente i morsi della lotta: la sua coscienza di sinistra contro il suo inconscio di destra.

56
- Ma erano dei ladri!
- Sì, ma sapevano governare.

57
Non pretenderete mica che io sia, in soggiorno, lo stesso uomo che in cucina?

58
Arrivato a questo punto del suo percorso esistenziale, se riuscisse ad andare a letto con Elisa, Maria Elena e Antonietta potrebbe dirsi un uomo soddisfatto.

59
Passata la linea d'ombra, tira un sospiro di sollievo: ora è nell'ombra.

60
Continua a guardarla perché lo fa star male.

mercoledì 10 agosto 2011

lampi - summer reissue 3 (nn. 31-45)

31
- Ma come faceva a piacerti? Era uno squallido pallone gonfiato, cafone e ignorante come una capra.
- Era uno del popolo.

32
A sedici anni avrebbe dato un braccio per scopare la professoressa trentenne, ora che ne ha trenta gli fanno sangue solo le sedicenni.

33
Si chiede se sia meglio odiare i singoli uomini, ma amare l'umanità, o viceversa.

34
Gli è sempre rimasta la convinzione che, a conti fatti, di quel tizio nello specchio non ci sia da fidarsi troppo.

35
La cuginetta, compagna di giochi, con cui fino a cinque minuti prima si era rotolato sul tappeto facendosi il solletico e dandosi pizzicotti e insultandosi con le parolacce più sporche che venissero loro in mente, ora si macchia di marmellata la maglietta nuova e scappa in bagno per lavarla. Lui, bambacione, la segue; e fa appena in tempo a intravvedere il lampo di un seno appena sbocciato, prima che lei gli sbatta la porta in faccia scoccandogli uno sguardo colmo di furia femminile.

36
Prima di chiudere l'e-mail con un "di niente, si figuri", per qualche decimo di secondo le sue dita hanno avuto l'impulso quasi irresistibile di digitare sulla tastiera quel che davvero stava pensando: "questo ed altro, per una bella figa".

37
"Sono un utilizzatore finale del pensiero".

38
"Eh, signora mia, al giorno d’oggi una doppia personalità non basta più. Bisogna stare al passo coi tempi".

39
Per puro caso, grazie a un clip postato su FaceBook, ha scoperto che le piace il soft bondage. Da allora ha cominciato a trovarla arrapante.

40
Lo sente, ne è sicuro. Quella ragazza seduta a due metri da lui, la ragazza più bella che abbia mai visto, è la donna della sua vita.
Ma lui scende alla prossima.

41
"L'arte è così", pensa, mentre tutti ridono. "Ognuno ci vede quel che si merita di vedere".

42
Ecco, è arrivato il momento. Alla cassa della libreria, e davanti a una dozzina di persone, deve chiedere il testo che gli ha dato da leggere il prof per l'esame di storia contemporanea.
Mein Kampf.

43
Mentre sale su per quei fianchi forti, fino a trovarsi fra le mani un seno ampio, caldo e pesante, non può fare a meno di immaginare come sarebbe stringere quegli altri fianchi, così stretti e agili, e quelle tettine appuntite ed elastiche.

44
Colleziona amicizie femminili su FaceBook per farne le inconsapevoli protagoniste delle proprie fantasie erotiche.

45
È diventato di sinistra per fare bella figura.

martedì 9 agosto 2011

lampi - summer reissue 2 (nn. 16-30)


16
Certe donne, anche senza essere per forza belle, proiettano attorno a sé un'aura magnetica che, in mancanza di termini migliori, potremmo definire "sensualità". Lui sa di esserne vulnerabile, ma ci ricasca sempre.

17
Cataloga le donne di cui si è innamorato.
Quelle che gli hanno fatto la corte, quelle con cui non ci ha mai neanche provato, quelle che glielo hanno fatto capire, quelle che glielo hanno detto, quelle che a letto sono state una delusione, quelle che riconosceva anche in un lampo sulla coda dell'occhio, quelle che se tornasse indietro, quelle che si somigliavano, quelle che somigliavano a un'altra, quelle che si sono rotte le palle, quelle che non si sono mai accorte, quelle di cui non gli piacevano le mani, quelle che bastava lo guardassero, quelle ricce (quasi tutte), quelle che fumavano (poche: odia il fumo), quelle che quasi quasi, quelle quasi brutte, quelle troppo belle per lui, quelle con cui poteva parlare, quelle che non più del bacio, quelle conosciute al mare, quelle col seno grande (poche: ama il seno classico), quelle che lo lasciavano fare, quelle che manco a pensarci, quelle che porca miseria mancava tanto così.
In realtà, poi sono sempre le stesse otto.

18
Parla, e si rende conto che lei lo sta ascoltando. E ride. Non fa finta, lo trova davvero interessante. Prova un senso di assoluta onnipotenza.

19
Aveva pensato di ottimizzare le energie: parlare con le donne intelligenti, provarci con quelle stupide. Ha scoperto che le donne stupide non lo eccitano. Si chiede perché la vita debba essere sempre così complicata.

20
Le parole "illusione ipnagogica", lette su Wikipedia, neutralizzano vent'anni di terrori notturni.

21
Aveva aspettato per settimane quel poke su FaceBook. Quando alla fine arriva, si rende conto che se ne sta rallegrando non perché rappresenti una preziosa occasione di carriera, ma solo perché gli offre l'alibi perfetto per consumare un adulterio con la certezza assoluta di uscirne impunito.

22
Sorprende il proprio sguardo accodato al gregge di sguardi umidicci che lambiscono la modella mentre, nuda, prende posizione sulla pedana.

23
Richiesto, su FaceBook, del proprio orientamento politico, non trova di meglio che scrivere "schifato".

24
Guarda quei ragazzotti abbrancare le rispettive fidanzatine, ciancicare con grosse manone quei corpi adolescenti, così puri e pieni, e liricamente pensa che non sanno apprezzare, che manca loro l'esperienza per assaporarne la bellezza struggente. Poi si accorge che un pensiero del genere, espresso ad alta voce, lo manderebbe dritto in galera.

25
Ha ritrovato su FaceBook il suo primo amore dei tempi delle medie. Oggi come allora, non riesce a rivolgerle la parola.

26
Ad esempio: perché mai il centopiedi, che era rimasto fermo per ore al centro di una parete completamente vuota, all'improvviso e senza nessun motivo apparente si mette in moto, percorre a tutta velocità un metro e poi, altrettanto all'improvviso e altrettanto senza motivo, in un punto qualsiasi della parete, si ferma?

27
Dopo aver cliccato "Elimina", e aver cancellato dall'hard-disk tutta la cartella delle immagini porno, si sente per qualche minuto una persona migliore. Respira a fondo per assaporare la sensazione.

28
Sveglio di soprassalto, ancora con un piede a metà nel sogno, sfiora il corpo che dorme accanto a lui, fissa il buio compatto, e prova un attimo di autentico, puro terrore, non riuscendo assolutamente, per quanti sforzi faccia, a ricordare chi delle due ha, infine, sposato.

29
Paleografia dei gesti. In chiesa non ci va, da decenni, ma il segno della croce se lo fa sempre, prima di ogni esame. E si sente subito il petto più leggero.

30
Realizzare un sogno erotico trasformandolo in incubo.

lunedì 8 agosto 2011

lampi - summer reissue (1-15)


Sarà l'estate, chissà. Fatto sta che non ho idee, né voglia di cercarle.
Allora faccio una cosa: a partire da oggi, e nei prossimi dieci giorni, riciclerò la mia rubrica di più lunga data, i "lampi", che oltretutto sono arrivati alla cifra (quasi) tonda di centocinquanta.
Dentro c'è un po' di tutto, come i miei ventiquattro lettori sanno: aforismi, riflessioni, raccontini, proiezioni e deliri di un "io" che potrei (ma anche no) essere io.
Ecco i primi quindici. Buona lettura.


1
Mentre la musica passa sopra le loro teste, lui la guarda con occhio critico: un dente storto, troppo ossuta, seno piccolo, brutti piedi, una cicatrice bianca a zig-zag sul polpaccio, un modo sgraziato di piegare la testa parlando.
All'improvviso si rende conto di esserne innamorato, follemente.
Darebbe qualunque cosa pur di stringerla, baciarla dai denti alla punta dei piedi. Quella cicatrice, poi, lo fa impazzire dal desiderio.

2
Dopo una vita passata a combattere gli automatismi della lingua, si accorge di aver appena ripetuto a suo figlio, parola per parola, una frase che suo padre diceva sempre a lui.
Sì, quella frase.

3
Mentre le infila l'anello al dito, si ricorda di non aver mai più richiamato... com'è che si chiamava? Veronica? Occhi verdi, grandi tette, quell'aria da gatta morta che lo fa smaniare. Si chiede se ha ancora il suo numero, da qualche parte.

4
Le domande fondamentali della vita ti trovano sempre in mutande.
Lui, per esempio, era in bagno, davanti allo specchio, in procinto di farsi la barba, in quello stato di comunione con il tutto che solo un'evacuazione ben riuscita può dare. E proprio in quel momento la domanda si è affacciata: ma perché sono fatto così a cazzo?

5
Nel firmare il verbale, arriva acutissima la consapevolezza che lui, quella vigilessa, se la farebbe anche lì, subito, davanti a sua moglie e alla gente affacciata alle finestre.

6
Si era sempre chiesto se anche lui, da vecchio, avrebbe emanato la stessa puzza di rancido che sentiva da bambino sulle braccia di sua nonna. Ora lo sa.

7
Parlando del pensiero magico, gli torna in mente quella volta che, alle elementari, aveva capito di colpo la soluzione di un problema e, proprio in quel momento, un raggio di sole aveva illuminato l'aula.

8
Dopo numerose notti d'insonnia, fissando l'angolo in penombra della stanza, gli appare chiarissima una manticora, la chioma leonina irta sulla testa, volto petto e mani umane, zampe e coda di bestia.

9
Riascolta quel disco così strettamente legato al ricordo della sua adolescenza, e gli sembra una vera cagata.

10
Dopo anni di orgoglioso ateismo, è andato a Messa ed è scoppiato a piangere come un bambino.

11
Elisa, Antonella, Giada, Valentina, Maria Rosaria, Adele, Simona. Messe in fila, le ragazze di cui si è innamorato gli appaiono tutte leggere variazioni di un unico prototipo. Aguzza lo sguardo per cercare di scorgerlo, all'inizio della fila, ma non ci riesce.

12
Lavandosi i denti, nel bagno dell'ostello, alza gli occhi e vede il ragazzo tedesco uscire dalla doccia completamente nudo e strofinarsi con energia la pelle glabra, chiazzata di rosso dall'acqua calda; e per la prima volta, nella sua vita di maschio latino, avverte un sostanzioso, ingombrante dubbio circa le proprie inclinazioni sessuali.

13
Il suo migliore amico, ora ne è certo, gli ha raccontato sempre solo balle.

14
Ecco, infine l'ha detto anche lui: non sono razzista, ma.

15
Per levarsi 'sto peso dallo stomaco, dice, tutti nella stessa frase, attimino, piuttosto che, epocale, e quant'altro, e persino un decurtisiano a prescindere.

domenica 7 agosto 2011

auguri principessa


Mia figlia nacque a termine, alla fine delle canoniche quaranta settimane.
A dire il vero, già in utero risultava piccola per l'età gestazionale, ma ci dissero che forse era stato sbagliato il computo del concepimento, che magari c'erano quei 10-15 giorni in meno che giustificavano lo scarto dalle dimensioni previste. Ci rassicurarono, tutto era in ordine e la bambina sarebbe nata senza problemi.
A mia moglie si ruppero le acque il 7 agosto 2007, verso le nove di mattina, ma senza doglie. Andammo in ospedale senza troppa fretta, la ricoverarono verso le 12 (era stata una mattinata terribile, tra minacce d'aborto, una donna incinta picchiata dal marito, con lesioni interne, cesarei d'urgenza e altro ancora). Comunque, in due ore e passa di attesa, nessuno le offrì una sedia.
I medici dissero che si trattava di aspettare le doglie, e casomai indurle, ma che ad ogni modo ci sarebbe voluto un po'. Io tornai a casa a mangiare e ci demmo appuntamento per le 18, orario di visita.
Alle 17,45 mia moglie mi telefona e mi dice che stanno per farle un cesareo. Mi precipito all'ospedale: mi spiega che le avevano fatto un paio di tracciati, il battito era sempre più debole, bisognava operare d'urgenza.
Elena nacque alle 19 e 39; pesava 1 chilo e 900. Senescenza precoce della placenta, ci dissero. In pratica, la placenta aveva smesso di funzionare e la bambina non aveva più ricevuto nutrimento. Aveva braccia e gambine sottili come stecchi, un capoccione quasi spropositato. Per fortuna era sana, si riprese subito, respirava bene, i parametri erano a posto.
Me la lasciarono per dieci minuti, mentre i medici si occupavano di mia moglie. La pelle era di un grigio bluastro, il cuore batteva talmente forte che sembrava volesse schiantare la cassa toracica, le mani annaspavano verso il vuoto.
Fu un colpo di fulmine. Amore a prima vista.
Stette cinque o sei giorni in incubatrice, in una sala simile a un'acquario, dove si sentivano solo i ronzii delle macchine e i pianti dei bambini prematuri, simili a belati o a miagolii. Poi un'altra settimana in osservazione, e infine la riportammo a casa.
Oggi è una bambina sanissima, alta, robusta, con una cascata di boccoli biondi e due occhioni verdi, identici a quelli della mamma, tranne un lieve sospetto di malinconia, di probabile origine paterna. La fossa ovale pervia si è richiusa da sola, la lieve asimmetria dei lobi cerebrali e una leggera splenomegalia non si sono rivelati preoccupanti. Le è rimasto un buchino alla base del collo, una tasca branchiale non perfettamente chiusa, che prima o poi dovrà operarsi.
Oggi Elena compie quattro anni, e al suo papà il colpo di fulmine non è ancora passato.

sabato 6 agosto 2011

milo de angelis, ancora lui


L'ora legale

"Mio figlio sbanda agli angoli della stanza".
Quella che abbiamo visto ubriaca in una
spiaggia dell'adriatico
con la sua eternità di vita e balbuzie
dentro di noi che non possiamo
toccare senza contagio
e camminiamo verso Santa Rita della Croce
... con una minuscola ...
con una pura minuscola si ricomincia.

Ricordo il cielo
degli amici e la paura del papavero: ogni
debito è rimesso
in campo e in canizie, in
piombo, in cecità.

Ma quel volo compatto e fissato al lampo
come una testa di fronte a sé, come un dubbio
rallentò da un solo lato. Il cardiogramma
fu disegnato a matita
da qualche dio consenziente, e le donne,
le donne felici.

* * *

Telegramma

La finestra è rimasta come prima. Il freddo
ripete quell'essenza idiota di roccia
proprio mentre tremano le lettere di ogni parola.
Con un mezzo sorriso indichi
una via d'uscita, una scala qualunque.
Nemmeno adesso hai simboli per chi muore.
Ti parlavo del mare, ma il mare è pochi metri quadrati,
un trapano, appena fuori. Era anche, per noi,
l'intuito di una figlia che respira
nei primi attimi di una cosa. Carta per dire
brodo e riso, mesi per dire cuscino. Gli azzurri mi chiamano
congelato in una stella fissa.

(da "Distante un padre", 1989)

* * *

Idroscalo

Il ragazzo che si tuffa
in un crawl potente e urta un sasso...
... la ciocca insanguinata...
... la giovinezza prese la forma
di un passo oscuro, di una rosa
appesa alla finestra
"salvami, padre, da quest'ora dolorosa"
la gente saliva, scendeva, cercava
una fune, una cosa
qualsiasi, sputava, gettava in acqua
il suo fazzoletto, ciascuno
parlava all'orecchio
di un altro, diceva
Dio non ha più desiderio,
una volta aveva freddo, Dio, tendeva
le mani per indossare
un cappotto, il primo, anche questo
che è vecchio, guarda,
toccalo, tienilo pure...
un cappotto, capisci, non i velluti
scesi dal cielo, ma questo,
il mio, persino il mio cappotto.

* * *

Per quell'innato scatto

Nel superotto girato al ginnasio
è già lei: la ragazza guerriera
sempre all'attacco.
Faceva segnali di fumo, fuochi di bivacco,
gettava in pattumiera i profumi ottocenteschi.
Ragazza dei baratri e dei bar, dei giochi
di destrezza, dei campionati studenteschi
vinti in scioltezza: nove secondi
con sei metri di distacco.
E io, in classe, quando mi accorsi che volava
("Nove netti sugli ottanta,
a quindici anni, ragazzi!")
l'ho chiamata subito Atalanta.
Stefania Annovazzi
si chiamava veramente
più spesso Stefanella.
Ma per tutti noi era quella
divina falcata adolescente.

(da "Biografia sommaria", 1999)

venerdì 5 agosto 2011

paesaggi perduti


È sempre il paesaggio perduto che la mente continua a cercare; sono le prime immagini sprofondate nel tempo: un abbaglio, un volto, una linea dell'orizzonte di casa, la sagoma d'un monte, l'intrico dei tetti o la curva d'una strada vista da un vecchio appartamento.
E anche se ogni vera pittura mostra qualcosa di mai visto, qualcosa che cambia lo stesso modo di vedere e apre verso il mondo, davanti a un paesaggio o a un quadro noi non smettiamo di cercare contemporaneamente un sostrato antico dentro di noi, dove il pensiero incontra improvvise felicità combinando cose diverse. Anche una poesia e un'immagine: come per incanto un verso, allora, può "mostrare" ciò che non credevamo più di rivedere, restituendo un pensiero che, senza saperlo, non abbiamo mai smesso di pensare.

Ermanno Krumm (nota a "Respiro", Mondadori 2005)

giovedì 4 agosto 2011

poetica


Con parole diverse
dire la stessa cosa,
sempre la stessa.
Sempre con le stesse parole
dire una cosa del tutto diversa
o la stessa in modo diverso.
Molte cose non dirle,
o dire molto
con parole che non dicono niente.
Oppure tacere in modo eloquente.

Hans Magnus Enzensberger

mercoledì 3 agosto 2011

jazz photos






La cosa straordinaria delle foto in bianco e nero di [Francis] Wolff, oltre alla spontaneità di tutti i musicisti raffigurati, è la sensibilità alla luce e al buio. Non che questo appaia molto nelle tante fotografie che adornano fronte e retro degli album da dieci e poi da dodici pollici della Blue Note. Una stampa scadente su copertine in cartoncino di bassa qualità restituisce un'immagine lontana anni luce dall'originale di Wolff, in termini di impatto visivo. E' stata probabilmente la pubblicazione del volume fotografico The Blue Note Years: The Jazz Photography of Francis Wolff, nel 1995, a rendere chiara a tutti l'emozionante profondità delle foto di Wolff.
Le sale di registrazione tendono a vivere in una sorta di mondo crepuscolare. Privo di luce naturale e regolato da un orologio indifferente al giorno e alla notte, lo studio è spesso immerso nell'atmosfera irreale di un universo separato, molto distante dal tempo ordinario. Tanti musicisti subiscono l'attrazione quasi narcotica della sala di registrazione, che è in grado di rimodellare il suono. [...] Nella curiosa anticamera della sala di registrazione vera e propria, un musicista può avere l'impressione di essere completamente solo, pur sapendo che ogni sua azione è monitorata. La sala di registrazione odierna, con i suoi equipaggiamenti da astronave, può sembrare un luogo freddo e neutro, ma anche negli anni Quaranta e Cinquanta la combinazione di silenzio, oscurità e reclusione era un cocktail robusto, in grado di incutere soggezione a chiunque lo affrontasse per la prima volta.
Le fotografie di Wolff, raramente scattate fuori della sala di registrazione, oltre a catturare quell'atmosfera immortalano anche i musicisti: seduti su sgabelli o davanti al pianoforte, da soli o in gruppi di due o tre; concentrati nell'ascolto, o durante l'esecuzione, o mentre ridono insieme. Si direbbe che emergano da un buio totale: solo ogni tanto si scorge sullo sfondo un muro, o le assicelle di una tendina. L'inquadratura è dominata dalla bellezza dei volti, dall'espressione degli occhi e delle bocche. I sassofoni risplendono come armi lucidate; trombe e tromboni emettono bagliori metallici. A riposo o in movimento, ogni musicista è consegnato a una meditativa immobilità. Non manca il fumo della sigaretta, quell'elemento dominante in così tanta fotografia jazzistica "classica", ma la sensibilità eccezionale di Wolff è rivolta soprattutto, in ogni scatto, alle persone.

(da: Richard Cook, Blue Note Records. La biografia, minimum fax 2011, pp. 69-71;
traduzione di Marco Bertoli)


Fotografie di Francis Wolff; dall'alto verso il basso: Dexter Gordon; Herbie Hancock; John Coltrane con Lee Morgan (e il trombone di Curtis Fuller); Miles Davis; Horace Silver.

martedì 2 agosto 2011

esattezza matematica


Cos’è un poeta (prendo la parola nella sua accezione più larga) se non un traduttore, un decifratore? Nei poeti eccellenti non c’è metafora, paragone o epiteto che non sia adatto con esattezza matematica alla circostanza attuale.

(Charles Baudelaire)

lunedì 1 agosto 2011

autoassalto


“Bisogna entrare dentro se stessi armati fino ai denti.”

Paul Valery