martedì 27 settembre 2011

sono solo fumetti. o no?


No, non sono solo fumetti. E' un pezzo della mia infanzia, della mia memoria e, sì, anche della mia cultura.
Cultura popolare, certo: i fumetti Bonelli non sempre sono capolavori (a volte sì, però), ma sono sempre prodotti con cura, con il senso nobile e onesto del far bene il proprio mestiere.
Come tanti altri italiani prima e dopo di me, sono cresciuto leggendo Tex, all'inizio seguendo le orme di mio padre, poi autonomamente. Sono passato anche per Dylan Dog, Nathan Never, la Storia del West, Ken Parker, Magico Vento, Zagor, Mister No, Martin Mystere.
Sergio Bonelli è l'uomo che, per oltre mezzo secolo, ha permesso tutto ciò.
Perciò, anche se non l'avevo mai incontrato, adesso mi sento un po' come se, ieri, mi fosse morto un fratello maggiore.

3 commenti:

Giancarlo ha detto...

Caro Sergio,

anch'io come te sono cresciuto leggendo (e collezionando) fumetti Bonelli, Tex prima di tutto. Infatti, leggo spesso i tuoi interventi sui vari forum dedicati al nostro ranger.

Per questo anche dentro di me la scomparsa di Sergio Bonelli lascia un vuoto enorme: ho avuto occasione di incontrarlo qualche volta in alcune fiere e raduni fumettistici e di scrivergli, ottenendo sempre (dico sempre) una risposta garbata e un'attenzione sincera. Era un uomo serio e amava il suo lavoro: prima che un autore e un imprenditore, era lui stesso un lettore di fumetti, competente e appassionato, il primo a provare quelle emozioni che le sue storie hanno regalato a generazioni di lettori.

Hai ragione tu, non sono solo "storielle". I suoi fumetti, la "letteratura disegnata", hanno dispensato sogni, emozioni, divertimento e perfino valori morali ed educativi. Basta leggere i post in giro per la rete o sul sito della casa editrice per capire quanto profondo sia stato questo impatto e quanto grande la commozione per la sua morte in migliaia e migliaia di persone.

Dovrei essere triste, ma poi penso che le sue storie restano lì a ricordarlo e che altre ancora ne seguiranno, e allora torno a sorridere. Perciò, vorrei ricordarlo con l'allegria e l'entusiasmo che sempre lo contrassegnava e immaginarlo lassù, con suo padre Gianluigi, Galep e tanti altri, mentre inventa altre storie e rincorre altri sogni.

Ciao, Sergio. Ci mancherai.

Giancarlo

Marco Bertoli ha detto...

Ho lavorato per lui e l'ho incontrato un paio di volte o tre. Era una gran brava persona.

sergio pasquandrea ha detto...

@giancarlo
anch'io gli ho scritto un paio di volte.
la prima non mi ha risposto, la seconda mi ha mandato una lettera simpaticissima, scusandosi per non aver risposto la prima volta e ringraziandomi per la lettera che gli avevo mandato, in cui gli facevo i complimenti per il texone "patagonia" (mi disse addirittura di averla fatta leggere a tutta la relazione).
forse c'entra anche che la prima lettera era scritta al computer, la seconda a mano, e si sa che sergione era un odiatore della tecnologia...

@marco
ne sono sicuro: tutti su di lui concordano su una cosa, che era una persona onesta, che ci teneva al suo lavoro e trattava benissimo quelli che lavoravano con lui.
una di quelle persone di cui si è perso lo stampo.