lunedì 19 dicembre 2011

autenticità


http://www.youtube.com/watch?v=kUzFbT5JT1M

Essere veri significa accettare l'esperienza, il mutamento, l'ibrido e l'impuro. Il jazz appare autentico a chi l'ascolta perché si percepisce chiaramente che esso si sottomette completamente al primato del corpo, del desiderio, dell'unità.
Se centrale è il processo significa che bisogna abbandonare l'idea di un'opera finita, conclusa, eterna. Gli stessi dischi vanno visti come parti di un progetto più complessivo, pezzi di un percorso che si completa con l'insieme degli atti sonori. Nel jazz idolatrare un singolo disco di un musicista significa applicare una categoria appartenente a un altro sistema di valori.
Se a essere centrale è il divenire, estremizzando il concetto, potremmo dire che il jazz si definisce nella sua incompletezza, nella sua eterna non-finitezza (quanti musicisti di jazz ritornano sempre, instancabilmente sullo stesso brano?).

da Flavio Massarutto, Assoli di china. Tra jazz e fumetto, Stampa Alternativa 2011, pag. 117

1 commento:

Rodolfo Marotta ha detto...

Questa cosa è vera per tutte le forme di creatività non è unaq peculiarità della musica jazz. Basti pensare a Lucio Fontana, ai suoi tagli il cui valore estetico era racchiuso nei giorni e giorni che precedevano l'istante unico e immediato del taglio, operazione concettuale ben descritta dal grande fotografo Ugo Mulas. Credo che l'atto creativo si esplica nel suo compiersi più che nel suo compiuto. Questo vale anche nello sport. Basti pensare alla scherma dove la preparazione concettuale di un affondo contiene tutta l'efficacia del gesto che verrà a compiersi.
Certe persone, commettendo un serio errore, attribuiscono al jazz peculiarità che non gli competono rendendo a questa forma musicale un pessimo servizio...