giovedì 5 gennaio 2012

sul valore dei pezzi di carta nella terra dei cachi


http://www.youtube.com/watch?v=dMrZh3sIVYI

Mettiamo che tu organizzi un festival musicale (jazz o non jazz, non importa) e chiedi un finanziamento pubblico. Giusto per coprire qualche spesa, diciamo.
Mettiamo che i burocrati di turno, abituati a gestire la sagra della lumaca in umido, ti mettano i bastoni tra le ruote.
Mettiamo che uno dei suddetti burocrati faccia lo splendido, ti prometta soldi ma poi non li cacci mai fuori.
Mettiamo che tu insisti e insisti, finché il burocrate non ti manda una bella letterina, con tanto di timbri e firme, dove si prende l'impegno di tirare fuori i soldi.
Mettiamo che tu ti impegni e organizzi il festival, contando su quel finanziamento.
Mettiamo che poi il burocrate, nonostante tutto, quei soldi non li voglia proprio tirare fuori.
Allora tu che fai? In un paese civile, mostri la letterina con timbri e firme e quelli ti rispondono: "Oh, beh, in tal caso ci scusi, ecco i soldi". (Per la cronaca: diecimila euro, roba che un qualunque assessore li guadagna in un mesetto o due di non-lavoro).
Tutto questo in un paese civile. Non in Italia, quindi.
In Italia, si preferisce ricorrere a quelle antiche, ma sempre attuali, specialità dette scaricabarile e can per l'aia.
Per saperne di più, con luoghi date nomi e cognomi, leggi qui.

1 commento:

amanda ha detto...

chissà chi li ha magnati