sabato 29 giugno 2013

that's the Canadian way! (diario canadese, 17-21 giugno 2013)

(cliccate qui, oppure scrollate in basso, per una colonna sonora:
che non c'entra niente, però mi piace...)


(Con un ringraziamento speciale a E.
per i commenti, le risate, i discorsi esistenziali
e per il fatto di esistere)


1.
Volo intercontinentale Roma-Toronto con famiglia americana fricchettona, completa di moglie mezza 'mbriaca che fa battute a cacchio e rompe le palle alle hostess.
“Yeah, we're from Buffalo!” (/bʌ:::fəloʊ:::/)

2.
Annunci babelici dall'altoparlante dell'aereo.

3.
La stessa famiglia americana che, alla fila per i passaporti, litiga su chi sia il colpevole per aver perso l'autobus a Roma.

4.
I pancakes a colazione. (Dio, quanti ricordi...)

5.
Il prato del campus, verde, ma verde verde verde, nella piena luce dell'alba. Con al centro uno spettacolare, enorme albero dalla chioma immensa.
Insomma, qualcosa di molto simile alla gioia.


6.
- Excuse me, lady, do you know where we can find something to eat?
- In the hospital!

7.
Beccare, uno dopo l'altro, per strada alle dieci di sera, gli unici tre francofoni in una città a stragrande maggioranza anglofona.

8.
Prendere un passaggio in centro da uno sconosciuto professore di informatica vietnamita che ti attacca bottone per mezz'ora.

9.
Pedoni italiani che occupano la carreggiata, mentre i guidatori canadesi aspettano pazientemente, sorridendo.

10.
Nella facoltà ormai deserta, una voce:
- Is this the CL conference?
- Signora, mi sa che è un po' in ritardo...
(Imbarazzante, incontrollabile ridarella)

11.
Pizza con un costaricano-canadese che alla fine della serata ti chiede se ti va di farti una canna.

12
- Oh, so you're not Spanish!
- No, I'm Costarican.
- Good!
(Per la serie: Freud a noi ce spiccia casa).

13.
Il tuo sudatissimo Powerpoint, nelle mani di Mr. Hakuna Matata. L'impagabile sguardo, fra il terrorizzato e il disperato, di E.

14.
“L'esperienza del vuoto nell'analisi della conversazione”.

14bis.
“Il buco nero dell'analisi della conversazione” (a.k.a. conference burnout).

15.
- I am the easy-going.
- I am the paranoid!

16.
 Plagiatrici sessantenni alla riscossa.

17.
"Ti viene da pensare: ma questi l'avranno mai vista una tetta dal vivo?"
(Che detta così suona quantomeno bizzarra, però vi giuro che il contesto era serio).

18.
Fotocopiatrici canadesi che se la prendono con calma. Con molta, molta, molta, molta calma.
(E schede per le fotocopie che giocano a nascondino.)

19.
Il rincoglionimento. Anche se lo conosci, non lo eviti.

20.
Pensare di essere rimasto solo ad attendere l'aereo.
E invece no, inaspettatamente.

21.
Smarrire chissà dove il quadernetto di appunti, disegni e poesie conservato gelosamente dai tempi del liceo. (E anche un libro appena scoperto sulle bancarelle dell'usato).

22.
Un bel panel.
Tre poesie.
Una bella notizia.
Tanto jet-lag.
E la sensazione di aver frequentato luoghi interiori che tocco raramente.


4 commenti:

amanda ha detto...

ahhhhhhhhhhh certi viaggi, saranno i colori, saranno i compagni di viaggio, saranno le distanze

sergio pasquandrea ha detto...

poi, il viaggio in sé è stata una mazzata: 9 ore di volo, 3 giorni fitti fitti di conferenza (di Toronto non ho visto praticamente nulla), altre 9 di volo con relativo jet-lag.
però sì, meritava.

sergio pasquandrea ha detto...

P.S.: e se il tuo post conteneva una sottile allusione al mio precendente "lampo", beh, sappi che ci hai beccato in pieno.

amanda ha detto...

ma pensa :)