sabato 14 dicembre 2013

appunti di viaggio (Salerno, 8-10 dicembre 2013) - parte terza (e ultima)



Mai messo piede a Salerno prima d'oggi. Eppure, mi sento subito a casa.
Domani o dopodomani vorrò scappare, ma ora mi sento a casa.
Sono a Sud.
(“Vuelvo al Sur / como se vuelve siempre al amor...”).

E poi il mare. Il mare.
("Il mare sta sempe là...")

L'albergo. Grand Hotel, quattro stelle, vista mare. Lunghi corridoi deserti. Eleganti tinte nero-bianco-acquamarina. Arredamento minimalista, tavolinetti bassi, poltrone in pelle nera. Luci soffuse. Ascensori velocissimi e silenziosi. Rari camerieri che ti incrociano a passi felpati.
Nel complesso, direi molto Shining.

(Tutto a spese del MIUR, sia chiaro...).

Corso d'aggiornamento in bla bla bla bla. Il futuro della didattica.
A parte me, ce ne fosse uno sotto i cinquanta.

Eccolo, quel che avevo dimenticato. Altro che “nulla di importante”: il cavo d'alimentazione del laptop. E vabbè, staremo due giorni disconnessi, che vuoi che sia?

La notte in albergo. Odori estranei, rumori che disturbano gli ingranaggi del sonno, geomtrie a cui il corpo deve abituarsi.
La mattina: testa ovattata, collo rigido, palpebre pesanti, pelle essiccata dal sapone.

“Quanto siamo belli, quanto siamo bravi, che belle cose facciamo. Ci date una mano?”
“Ma ci pagate?”
“No.”
(Sintesi brutale, ma precisa, di due giorni di corso d'aggiornamento).

“Non vi preoccupate, nuove tipologie di prove d'esame per i quinti dell'anno prossimo saranno comunicate con largo anticipo”.
“Quando?”
“Primavera-estate 2013”.
“Un anno prima”.
“Già!”
“Scusi, ma dopo che con quella classe ci ho lavorato quattro anni, lei mi cambia le prove l'ultimo anno e me lo chiama largo anticipo?”
“...”

Ecco, ogni tanto li trovi.
Quelli che sono lì.
Non sai come, perché, da dove. Ma ci sono.

Comunque, stasera una biro rossa, due pile stilo e un pacchetto di Vigorsol bastano a restituirmi la pace interiore.

Salerno addobbata per Natale. Un bellissimo, inaspettato duomo moresco.
La spiaggia, sporchissima. Gabbiani enormi a bagno nella fontana.
Sagome di pinguini in plastica sui frangiflutti.

Sogno felice, con incontri, seni e attese.
Apro gli occhi: è ancora buio. Dalla stazione vicina, un treno arriva o parte. Soffia un vento forte.
Come al solito, rimango lì, a chiedermi perché non si possa prolungare il soggiorno in quel paese traslucido, quella terra di nessuno tra sonno veglia. Terra fortunata, in cui si fanno gli incontri più belli.

(Però il sogno, raccontato, danneggerebbe irrimediabilmente le mie relazioni sociali).

Il mare come lo preferisco: all'alba, sotto un cielo opalino (“dolce color d'oriental zaffiro / che s'accoglieva nel sereno aspetto”). Azzurro e compatto, come una lastra di granito.
“Il mare è tutto azzurro. / Il mare è tutto calmo. / Nel cuore è come un urlo / di gioia: è tutto calmo”.

Ho capito che cos'è questo prurito diffuso. Non è psoriasi, è solo la mia allergia ai cretini, che ogni tanto torna a farsi viva.

Viaggio di ritorno: Frecciarossa. Niente da segnalare.