giovedì 2 gennaio 2014

partita doppia (2013)



Ho letto poco. O almeno, poco secondo i miei standard.
Ho scritto quarantanove poesie e due poèmes en prose.
Ne ho pubblicate un po' qua e là, su carta o sul web (qui la lista).
Ho concluso due libri. Uno uscirà a breve, l'altro chissà.
Ho idee per altri tre, che chissà quando scriverò.
Ho partecipato a un bellissimo incontro di poesia. Anzi, due, anche se nel secondo fisicamente non c'ero.

Ho fatto due viaggi all'estero. Uno molto lungo, molto stancante e molto bello; bello più per la compagnia che per il viaggio in sé e per sé. Uno più breve, che ha fruttato pensieri, ricordi, immagini e punti interrogativi.
Ho trascorso due settimane in Toscana, piene di sole, sale e profumo di pini.
Ho anche trascorso una settimana in montagna, con moglie, figli, suocera, cognati e nipotine. Fuori dal mondo, felice e beato (qui, qui e qui).
Ho rivisto il mio paese, dopo un paio d'anni abbondanti.
Sono stato a Toronto, a York, in Maremma, a Fonte Avellana, a Roma, a Foligno, a Terni, a Macerata, a Modena, in Puglia, a Trento, a Cerreto di Spoleto, a Siena, a Salerno.
Sarei potuto andare a Berlino e non ci sono andato.

Ho seguito tre corsi d'aggiornamento a scuola: uno faticoso ma utilissimo, un altro una totale perdita di tempo. Il terzo devo ancora finirlo.
Ho contribuito a far bocciare una decina di alunni. Alcuni se lo meritavano, altri no.
Ho completato il lavoro per due pubblicazioni abbastanza importanti, che dovrebbero uscire quest'anno. Una e mezza, in realtà, perché l'altra è da finire. Roba di linguistica. Di una sono abbastanza soddisfatto, dell'altra così così.
Ho fatto un corso di tedesco.
Ho parlato alla radio (quella del mio liceo, niente di che).
Ho ripreso un po' a disegnare.
Ho lavorato come un matto, per la scuola, per l'università, per il giornale. Ho guadagnato poco, ma ci si campa.
Ho fatto l'amore non tanto, ma bene.
Ho iscritto i miei figli alla materna e alle elementari.
Ho fatto un colloquio all'università e non sono stato scelto. Per fortuna.
Ho capito che non lavorerò mai nell'università. Non in Italia, perlomeno.

Ho scritto un sacco di lettere, come non facevo da tanto tempo.
Ho aiutato una persona cara a superare un periodo difficile.
Ho finalmente detto, a una persona a cui voglio un bene dell'anima, che le voglio un bene dell'anima.

Ho qualche ruga e parecchi dubbi in più.

3 commenti:

amanda ha detto...

Ecco rimani lì, ad insegnare dove si insegna, non unirti ai venditori di fumo.
Buona vita

antonio lillo ha detto...

"ho qualche pensiero triste e due o tre sereni" (lamarque)

sergio pasquandrea ha detto...

@amanda
tanto, anche volendo, all'università non ci si entra.
a meno di non fare cose che io non posso e non voglio fare.

(che poi, a scuola ci starei tanto bene: se solo mi lasciassero lavorare; e se mi pagassero)

@lillo
non so se le proporzioni sono proprio quelle, ma grazie perla citazione.