lunedì 31 marzo 2014

"ne parlavano le pietre" (poesie di Enrico Fraccacreta)



Enrico Fraccacreta è del mio paese. Io non lo conoscevo, almeno finché non ho letto questo bel libro dedicato ad Andrea Pazienza, suo amico d'infanzia. Ciò la dice lunga sul mio grado di alienazione dalla realtà nella quale sono nato e ho trascorso i miei primi diciott'anni.
Le poesie che seguono sono tratte da "Camera di guardia" (I Quaderni del Battello Ebbro, 2006), un lungo poemetto dedicato alla memoria dei suoi antenati.


* * *


I

Chi attese all'angolo della sventura trent'anni prima
nell'ora della guardia abbassata del crepuscolo
che al mio paese timbra i pettirossi,
vide la luce arancione dalla persiana
sospettare la sequenza a ritroso nei fossi
dove è diverso l'odore dei tigli.


III

Ci manda tuo nonno, dicevano
tenendosi gli angeli
per futuri risvegli,
lanciandoli ai figli
che non tornano a casa.
Perché è sempre lo stesso
il vento perso del passato
senza una riga netta
lasciata sul capo.


IV

Quando tornano in formazione sparsa,
sette nuvole prima della sera,
ne parlavano le pietre:
credono d'esser guariti
e sono tornati da molto lontano
fischiando in strada
il vento delle stazioni.

Erano loro
dietro le persiane semoventi,
il più vecchio di quel nugolo di passeri
era il loro passaggio

il rombo delle decappottabili sulla provinciale
era la loro visita
nel modo come i risvegli annunciavano
interrotti i profili sconosciuti

erano i loro occhi
le castagne abbattute sui tornanti
e guadavano sulla strada
le istantanee del tempo quando ancora
s'abbassava un poco ad ascoltarli
nei cristalli dei saluti.


XVI

Nella camera schiusa dove il segreto
era una sagoma indecisa sulla porta,
il mio involucro cresceva
con le tempie tese gli occhi verdi
di chi sogna sotto la pineta,
si voltava tardi
come ad una richiesta d'aiuto.

Non fosse stato per l'odore dei gelsomini
non avrei saputo riconoscerlo
distratto dai tappeti gialli sotto i pini
da un frate cercatore lungo la statale

la strada degradava verso il mare
oltre i vuoti che non potevo scorgere
sulle balze che non sapevo scendere
sull'impronta delle pietre dissipata
come un velo imperlato sulla roccia
un vapore delle case una nostalgia
volata nel fumo dei camini
col colore grigio degli anni
persi per la via.

La voce parlava col silenzio
tra i lecci luccicava:

non lasciate le corolle
inseguite dal giorno
sul colle dei girasoli,
se è il volto degli uomini
consegnato alla notte
palmo a palmo i figli
batteranno l'orizzonte
per scoprirne la luce

arrossivano sui campi bagliori persi nelle valli,
ogni mia sera passata
spegneva un lume alle finestre,
dormendo nel freddo incompiuto
attendevo la love luccicare tra i lecci:

non spegnete le lampade
fuori gli usci
io passo sulle loro fiamme tremule
come una grande sofferenza,
conosco di ognuno di voli la lamina sottile
del volo schivato nel tramonto,
il riverbero sul viso
di quelle notti infantili
quando il cuore
tenuto nella destra
scioglierà il morso
seduto sugli affanni

io non tarderò

lascerò ancora della poca fede il tarlo,
sul legno trapassato riuscirà
il lampo necessario a illuminarlo.


XVII

Si levava ad ogni turbamento
su ogni divina penitenza,
nel fruscio del mattino
quando toglieveno le frasche
sfrondando il cuore dai sospiri,
appariva tra gli ulivi

nella cornice della camera
con lo sguardo che seguiva sino a scuola

quando mi calavo dal terrazzo
col suo laccio di misericordia.

Noi tornati dal sottobosco
sotto il pulsare di un cedro debole
l'abbiamo vista poche volte, forse tre
forse solo sentita
in mezzo al grande tentativo
sul crinale doloroso della chiocciola,
colei che passa sul cammino.


domenica 30 marzo 2014

God Save the Queen (cronache scolastiche)



- Dopo il ritiro delle truppe romane, la Britannia venne invasa da popolazioni provenienti dalla Germania settentrionale e dalla Scandinavia: gli Angli e i Sassoni. E infatti l'inglese è una lingua...
- Morta!!

sabato 29 marzo 2014

allegria



"Papà, mi fanno lidele i caltoni animati. Kilikù mi fa lidele. Anche Bambi mi fa lidele. Ma non tanto."

venerdì 28 marzo 2014

la mia luna nel secchio (una poesia di Barbara Bracci)



Donna vapore

La trasfigurazione
è il volo del vapore
che dal mio corpo
si va a posare
sul vetro della doccia
e, goccia dopo goccia,
ricompone
- di candore -
la mia nudità
mi riveste altrove
mi porge uno specchio
di carta bianca
che aspetta il mio dito
la mia luna nel secchio
la mia traccia

Barbara Bracci



 l'immagine è tratta da "Cinquemila chilometri al secondo"
(Coconino Press, 2010) di Manuele Fior

giovedì 27 marzo 2014

synchronicity





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Ora lo so: non c'è speranza.
Che cosa potrei mai opporre
all'attesa della tua voce
alla sagoma fatta corpo
ai cortocircuiti del tempo
e dello spazio? Ma tu – anche tu
non dirmi che non la senti
questa cavità sul lato
meno visibile dell'orbita
quella è la traccia del distacco
lo spazio vuoto che ci lega
puoi dargli il nome che vuoi – è
lì – è la ragione prima e ultima.

nell'immagine, un disegno mio: "Prima o poi..." (pennarelli, 2014)



mercoledì 26 marzo 2014

alias (cronache familiari)



"Mamma."
"Sì?"
"Lo tai qual è il mio nome?"
"No, qual è?"
"Piccettino Maleducato!"

martedì 25 marzo 2014

l'incredibile (cronache familiari)



- Mamma!
- Che c'è, chicco?
- Da glande, potto fale il tupeleloe?

lunedì 24 marzo 2014

nerdiness starts at an early age (cronache scolastico-familiari)



"Eli, ma tu sei ancora seduta accanto ad Andrea?"
"No, la maestra di matematica l'ha spostato."
"E perché?"
"Perché mi copiava i conticini."

domenica 23 marzo 2014

roba mia su "Carte Sensibili"



... in occasione della Giornata mondiale della poesia.
La trovate qui, insieme ad altra bella roba.


(la fotografia è di Antonio Lillo)

sabato 22 marzo 2014

che bello (una poesia di Claudio Damiani)



Che bello che questo tempo
è come tutti gli altri tempi,
che io scrivo poesie
come sempre sono state scritte,
che questa gatta davanti a me si sta lavando
e scorre il suo tempo,
nonostante sia sola, quasi sempre sola nella casa,
pure fa tutte le cose e non dimentica niente
- ora si è sdraiata ad esempio e si guarda intorno -
e scorre il suo tempo.
Che bello che questo tempo, come ogni tempo, finirà,
che bello che non siamo eterni,
che non siamo diversi
da nessun altro che è vissuto e che è morto,
che è entrato nella morte calmo
come su un sentiero che prima sembrava difficile, erto
e poi, invece, era piano.

Claudio Damiani

venerdì 21 marzo 2014

a cena (cronache familiari)



- Papà...
- Che c'è, ciccio?
- Io, quando tono a letto, tono molto pleoccupato.
- E perché?
- Pecché è notte tutti i gionni, e io invece mi ccoccio, pecché non patta mai.
- Beh, ma tu la notte dormi, no?
- Tì, ma io non vollei mai dommile!
- (Eli) Io invece vorrei che fosse sempre notte, così dormirei sempre!

giovedì 20 marzo 2014

tanto non ci fa caso




D. accompagna Lorenzo alla materna, come tutte le mattine.
Ancor prima di entrare, sente una voce che strilla. Nell'atrio, c'è una mamma che strattona un bambino e gli urla: "Tu te devi svejà, hai capito? Te devi svejà! C'hai quattro anni, e che diamine!". Il bambino non riusciva ad abbottonarsi il grembiulino da solo. Mentre la mamma lo sgrida, fa quello che fanno spesso i bambini di fronte a una situazione incomprensibile: sorride, sperando che sia tutto un gioco.
La bidella, in attesa, assiste alla scena, senza reagire. D. la guarda, lei scrolla le spalle, come a dire che non è la prima volta che vede simili spettacoli.
Poi la mamma tira fuori dalla borsa una penna e la mette in mano al bimbo. "Questa dalla alla maestra. Alla maestra, hai capito? Non te ne scordare! E non la far cadere!"
Tempo tre secondi e - com'era prevedibile - la penna è a terra.
"Cretino!", urla la mamma, e molla un ceffone al figlio. Un ceffone forte, che gli lascia cinque segni rossi sulla guancia. Raccoglie la penna da terra, la porge alla bidella e fa: "Senta, gliela dia lei, sennò qua...". Poi si gira e va via sbattendo la porta, senza degnare il figlio di uno sguardo.
Il bambino piange. Ma non frigna né urla: piange in silenzio, grosse lacrime di vergogna e di umiliazione.
D. continua a guardare la bidella, che prende per mano il bambino e gli accarezza la testa. "Sì, questa è una mamma che fa così, però tanto lui non ci fa caso, vedrà che fra cinque minuti è già in classe a giocare". E lo porta di là.
D. saluta Lorenzo, che corre in classe tutto felice.

mercoledì 19 marzo 2014

la quinta ora





Martina si avvicina per parlarmi dopo la campanella
mi chiede dell'anno da saltare dei libri da leggere
ha chiaramente paura spera quasi in un rifiuto
perché quello confermerebbe le sue teorie sul mondo.

Io alla sua età non avevo il senso delle gerarchie
che si acquisisce solo quando lo sguardo perde in intensità
per acquistare in sottigliezza e in penetrazione
ero meno spaventato soltanto perché ero molto più solo.

Martina non sa se è felice o no della mia risposta
fra poco Andrea le metterà una mano sull'anca
si divideranno un mozzicone di sigaretta
e sono sicuro che come al solito non sorrideranno.

L'ho già fatta piangere una volta perciò non è il caso
che le spieghi quel che prima o poi imparerà da sola
tutto ciò che potrei insegnarle si riassume in poco
per ora se deve festeggiare è meglio che ne ignori il motivo.


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martedì 18 marzo 2014

oui, j'adore la bureaucratie...



- I preventivi per le gite sono arrivati?
- Sì, ce li ha sul tavolo la DSGA.
- Allora è confermato?
- No, non si possono ancora aprire.
- Perché?
- Perché si deve riunire la commissione gite, che a sua volta deve avere l'approvazione della Giunta del Consiglio d'Istituto.
- E quando si saprà?
- Boh, ci sono i tempi tecnici per la convocazione...
- Ma la gita è la settimana prossima!
- Eh...
- Io devo prenotare i musei, i ragazzi devono pagare, avvertire le famiglie.
- Eh, sono i tempi tecnici.
- Guardi che io ho presentato domanda e programma il 26 gennaio. Siamo al 17 marzo.
- Sono i tempi tecnici per il bando della gara d'appalto, che vuol farci, professore?

lunedì 17 marzo 2014

cronache familiari: Tooth Fairy strikes back



"Mamma, a me non è ancora caduto nemmeno un dentino, invece a Greta e a Maria Lavinia gliene sono caduti almeno molti!"

sabato 15 marzo 2014

in arrivo...



...una nuova creatura. La prima tutta mia. La copertina la vedete qui sopra.
Caso più unico che raro, il libro è pubblicato senza oneri a carico dell'autore. Cioè, come dovrebbe essere normale, in un paese normale.
Lo potrete ordinare, a breve, sul sito dell'editore o sui principali siti di vendita online.

Ne parla qui l'editore, Antonio Lillo, che poi è anche un poeta e - last but not least - un amico.
Il libro fa parte della collana iCentoLillo, pubblicata dalla casa editrice Pietre Vive, che fa riferimento anche all'omonima associazione culturale, con sede a Locorotondo (BA).
Il volume, dal titolo Approssimazioni, è stato illustrato da una giovanissima studentessa d’arte di nome Michela Neglia, alla sua prima avventura editoriale (e anche questa sarebbe una bella storia da raccontare). Viene pubblicato da Pietre Vive editore, nella collana da me diretta iCentoLillo e costa 5 euro più le spese di spedizione di 1,50 euro.
Con altre 5 euro è anche possibile tesserarsi all’associazione, ricevendone un bellissimo libro soci in cui sono antologizzati tutti i nostri autori e uno sconto del 10% su tutte le nostre pubblicazioni (con un contributo superiore ai 10 euro invece lo sconto è del 20%).

venerdì 14 marzo 2014

letteratura con i piedi (Perugia, 21-23 marzo 2014)



Il prossimo weekend (21-23 marzo) si svolgerà a Perugia la kermesse poetica "Letteratura... con i piedi", dedicata al tema del viaggio e organizzata dal benemerito Alessandro Ramberti (Fara Edizioni).
Ci sarà anche il vostro blogger preferito, con un intervento rubricato sotto il dotto titolo Caelum, non animum, il cui contenuto non posso anticiparvi perché lo ignoro totalmente.
L'iniziativa è gratuita. Chi volesse partecipare, e godersi in concomitanza le bellezze primaverili di Perugia, è il benvenuto.


P.S.: venerdì 21, sempre a Perugia, c'è anche quest'altra iniziativa, dedicata alla doppia celebrazione della donna e dell'incipiente bella stagione.

giovedì 13 marzo 2014

la voce dell'innocenza



Durante la ricreazione.
M., con il cellulare in mano: "Prof, ha visto? E' uscito il programma di Umbria Jazz."
Io: "Bene, allora vediamo un po': omaggio a Bob Marley, omaggio a Nat King Cole, omaggio a Lucio Dalla, omaggio a Louis Armstrong, omaggio a Amy Winehouse..."
M.: "Prof, ma tutta gente morta?!"

mercoledì 12 marzo 2014

qualche centinaio in più (una poesia di Daniele Barbieri)




Il pesciolino d'oro

giù, sempre più giù, in quell’acqua, quarantuno metri d’acqua,
l’acqua che realizza i sogni, che esaudisce i desideri,
che ci trascorri le ore, a chiamare sulla battigia,
che già tra le onde prendono forma i tuoi desideri,
non chiedi di essere papa, o Dio, sarebbe sufficiente
stare a galla abbandonare il barcone assassino, vivere
qualche centinaio in più, donne, bambini, amici, sino
all’altra sponda

Daniele Barbieri

(da qui)

martedì 11 marzo 2014

rimpiangendo Guy Debord (cronache scolastiche)




Lezione in aula LIM. Tema: la propaganda fascista e il controllo dell'opinione pubblica.
Mostro spezzoni di vecchi filmati dell'Istituto Luce, discorsi di Mussolini, documentari sull'attività del MinCulPop e dell'agenzia Stefani.
Alla fine della lezione, un'alunna mi si avvicina e mi fa: "Prof, bello, ma... quest'ultimo spezzone che ci ha mostrato, quello era vero, no?"

lunedì 10 marzo 2014

caelum, non animum?




Mi dissi:
Buffalo! – e il nome agì.
(Montale)



Te l'ho mai detto? Io credo negli oracoli. Ma non negli oracoli mercenari, nelle minuziose collimazioni di stelle e pianeti. I miei sono gli oracoli del caso, le forze ctonie, numinose, che governano le coincidenze.

Ad esempio. Vienimi a dire che è un caso se, in una città quasi tutta anglofona, abbiamo incrociato tre francofoni di fila; e se nessuno di noi due è riuscito a ravvivare in tempo il corpo dormiente del francese. Dimmi se è un caso che vagassimo a lungo per una strada diritta, quando tutto ciò che serviva era curvare; che guidatori pazienti sorridessero, aspettando che si attraversasse la strada; che ricevessimo risposte surreali (“Where can we find something to eat, please?” “In the hospital!”); e, nel varcare scoraggiati il cancello (la porte? le portail? la barrière?), ci imbattessimo in un buffo angelo vietnamita, che nel breve tragitto ci raccontò metà della sua esistenza.
E ora dimmi se tutto ciò non convergeva; se l'inconcinnitas della sorte non preludeva a una serata di epifanie discrete, di parole che deviavano la propria traiettoria; ma solo di poco, solo quel tanto che bastava per colpire il bersaglio da un'angolazione inaspettata.
Eri bellissima quella sera: come sempre, come ogni volta che sei te stessa. Il dolore aggiungeva appena un po' di rilievo ai tuoi zigomi.

Lo sappiamo bene, noi. Si cammina sull'orlo della catastrofe. Solo ogni tanto il passo incontra la sua orma. Sono le volte che ci si riconosce fratelli.

La strada del ritorno, chissà perché, è sempre più breve. Ma non per questo ricordo meno bene i gesti. Sai, sono inconfondibili le tue mani. Le dita si articolano come non ho mai visto fare da nessun altro. Anche quando tagliavano il buio per raggiungere un oggetto che continuava a sfuggire. Ci penso fin dalla prima volta, quando tutto ciò che sapevo di te si poteva condensare in sei sillabe. Per questo ho sempre avuto cura di osservarle, sotto qualunque meridiano. Sto tenendo una cartografia accurata, che servirà ad entrambi, in qualche punto del futuro.

La mattina dopo, il prato era verdissimo, nella piena luce dell'alba. Al centro, enorme, l'albero espandeva la chioma in tutte le direzioni. C'era qualcosa nell'attesa del tuo arrivo, qualcosa di molto simile alla gioia.

Sentivi freddo quel giorno. Nonostante tutto, abbiamo riso parecchio, come si ride quando si è molto stanchi, quando ridere è l'unica salvezza.

(E, no: non potrei mai lasciarti sola. Sono qui per te. Lo sono sempre stato.)

Poi si trattò di salutarti, nel bel mezzo di un continente sconosciuto.
Di accoglierti un'ultima volta, inaspettatamente.
Di archiviare un altro cielo.



Caelum, non animum mutant qui trans mare fugiunt.
(Orazio, Epistulae, I, 11)



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Titoli di coda...

domenica 9 marzo 2014

perdona la confusione (tre poesie di Massimiliano Bardotti)



Tu pensi al futuro
io ti amo adesso.
Le previsioni del tempo annunciano neve.
I miei scarponi sono in cantina
ho paura del buio.
Mi verrà un raffreddore.
Mi presti il tuo maglione?
Il dolore è liquido
mi sporchi la maglietta col mascara.
Il mio amore è confettura
tu odi i cibi estremi.
Stringimi la mano
i tuoi occhi fanno paura.
Le unghie finte mi mettono tristezza
le tue natiche di panna mi annoiano.
Il futuro è arrivato
un tempo ti amavo.


* * *


Perdona la confusione dei letti singoli.
Il mio cardigan bottoni blu
ha perso carattere.
Indosserò una giacca lillà
in città col cappello in mano
turisti protagonisti
del musical sugli immigrati.
I tuoi passi di danza sono migliori:
non sei stata scritturata.
Il talento rende meno del seno al silicone.
Quanta fantasia ti è rimasta?
Potremmo amarci là
nel cantiere dei romeni.
Lo faremo come i cani
e non ci vedremo mai più.


* * *


La tua faccia spunta dal finestrino del treno
il tuo deodorante macchia la maglietta.
Scuoti la mano
simbolo del saluto.
Seguo il suo oscillare
rapito dal gesto.
La macchina di ferro sbuffa
la dentiera del capostazione ha i brividi.
Tentenna una signora
l’ultimo passo prima di salire.
La macchina di ferro ha un sussulto
la tua mano non smette di oscillare.
Ho il terrore di non uscire da questa scena.
Sudore ascellare
deodorante in imbarazzo.
La traccia accanto al seno
stanotte sognerò.
L’abbandono
l’incubo ricorrente.
Sei felice mentre ti allontani
libera.
I finali tristi hanno più dignità.
Risucchiata dal sedile ti immagino svanire.
Con mani in tasca imbocco una strada
chino la testa
bavero alla via col vento
da condannato il passo.
Sei lontana ormai.
Nell’aria l’odore volgare del tuo deodorante.


sabato 8 marzo 2014

lampi - 243



- Ma una settimana fa l'amavi, che cosa è successo?
- Eravamo a cena insieme, lei era bellissima, tutto era perfetto.
- E poi?
- Ci hanno portato il primo: fettuccine al sugo di cinghiale. Lei ha tirato fuori il cellulare, ha fotografato il piatto e ha postato la foto su Twitter.
- Solo questo?
- Ci ha messo anche l'ashtag.
- Quale?
- #porcelliniselvaticiinnamorati.
- Capisco.

venerdì 7 marzo 2014

cronache familiari: l'arte del complimento



"Ciao, Eli, ti voglio tanto bene, puzzolona!"

(Lorenzo, provando il suo nuovo walkie-talkie)

giovedì 6 marzo 2014

il compagnuccio della parrocchietta




Io mi sono sempre immaginato Renzi come quello che in gita porta la chitarra, propone i giochi, fa il piacione, e poi appena possibile ci prova con tutte.

Salvo scoprire, arrivati a destinazione, che la prenotazione era sbagliata e l'albergo è al completo.

mercoledì 5 marzo 2014

ecdotica/erotica


https://drive.google.com/file/d/0BwHQhIjEr1sVVU9lekp2WFZQZXM/edit?usp=sharing



Perché quando si fa l'amore contano
molto anche fattori apparentemente
irrilevanti. Ad esempio l'acustica:
tutto è diverso in una stanza vuota
e una casa inaugurata da poco
rifrange i suoni in modo tutto suo.
Cambia se è in un pomeriggio d'estate
o un dopopranzo gelido a dicembre
che mi risveglio fra i tuoi seni. Intorno
può non esserci altro che la notte
o trapelare invece un po' di luce
dagli scuri: luce bianca o dorata
luce verde di foglie oppure azzurra.
Insomma cambia tutto: e quel che importa
sono proprio le minime varianti
sono quelle che rendono ogni volta
diverso il tuo sapore.

martedì 4 marzo 2014

je voudrais vous remercier


Ma il bello è che, essendo poche le persone per cui nutro affetto, 
le amo per davvero... senza ambiguità, senza riserve!
Non come chi vuole bene a tutti e lo fa pure male.
 
(Marcela Serrano)


Come ogni anno, ho provato a nascondermi. Niente da fare. Sgamato anche questa volta.
I familiari ti telefonano
Le mogli ti preparano le crostate.
I figli ti regalano disegni e supporti per le tue stanche ossa.
Gli alunni intonano coretti d'auguri.
I colleghi ti fermano in corridoio.
Gli amici ti inondano la bacheca di FaceBook, ti mandano sms e videomessaggi su Skype. I migliori tra di loro ti scrivono addirittura racconti.
Insomma, ci siete riusciti a farmi commuovere, eh?



lunedì 3 marzo 2014

il paese dell'eterno ritorno




"Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi:

ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.

Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.

Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico!

Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. È la fase più pericolosa di tutta l’operazione. E badate che è già largamente impiegata, se non proprio nel campo della scuola, per esempio nel campo dell’assistenza scolastica, dove ci sono cifre inaudite, incredibili, decine di miliardi, si riesce a sapere dove sono andati a finire e se sono andati alle scuole pubbliche. Dove siano andati gli altri non si riesce a saperlo. Soltanto, senza bisogno di tanta fantasia, si riesce ad immaginarlo.

Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito.

[...]

Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? È un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica."


Piero Calamandrei, Discorso a difesa della scuola pubblica, 11 febbraio 1950
(leggi tutto il testo qui)

domenica 2 marzo 2014

cronache scolastiche: le idee chiare



(Riportato da una collega dopo un'ora di supplenza)

- Beh, allora, siete in quinta, che cosa vorreste fare una volta diplomati?
- [[risposte varie]]
- E tu, che non hai detto niente? Che cosa vorresti fare?
- No, prof, non so se posso...
- Dai, su, che c'è da vergognarsi?
- No prof...
- (il compagno di banco) Che faccio, glielo dico io?
- Beh, su, sentiamo...
- Prof: vuole fare il pornodivo!

sabato 1 marzo 2014

cronache familiari: relatività



"Papà, che ole tono?"
"Sono le otto e dieci."
"Ah! E' tanto tempo che non elano le otto e dieci!"