venerdì 25 aprile 2014

il ritorno dell'orso (esercizio di traduzione) - parte seconda



“Annoiato?” gli chiese Jones.
“A morte”, disse l'Orso, e buttò giù il mucchio di carne alla tartara in due grossi bocconi. “Voglio dire, ballare va bene, anche danzare per strada. È la poesia del corpo, la carne che aspira alla grazia o invita lo spirito a venire a farle visita. Ma la musica”. Scosse la grossa testa da una parte all'altra. “È un'altra cosa. È più alta di un livello. Voglio dire, se l'universo è vibrazione, e dopo Einstein chi potrebbe negarlo, l'energia filtra giù fino alla materia e prima di arrivarci si manifesta in forma di suono. Perciò suonare... suonare bene”, si corresse, “è come prendere parte attiva al futuro... Jones? Mi segui? Mi pare di vedere uno sguardo vitreo nei tuoi occhi”.
“È un po' troppo oscuro per me”, ammise Jones, in mezzo a una cortina di vapore. “Hai letto le riviste sbagliate”.
“Gli orsi hanno una bella testa per la metafisica, Jones, ma i nostri piedi non abbandonano mai la terra. So di che cosa sto parlando”.
“Beh, almeno uno di noi due lo sa”.
“Tu mi capisci bene”. L'Orso si leccò via dal muso i pezzetti di carne e riattaccò il sassofono alla tracolla. “Hai solo paura che io dia di matto e diventi impossibile da gestire”.
“È solo che non voglio che ti vengano idee strane”.
“Troppo tardi”, disse l'Orso. “Ne ho la testa piena”. Si alzò e cominciò a camminare in giro per il soggiorno, tenendo fermo il sassofono con le zampe. “Amico mio, non trovo pace”.
“Posso fare uno squillo a Mirelle”, propose Jones.
“Ne ho abbastanza di puttane”, disse l'Orso, “e a loro non piaccio. E quelle a cui piaccio, mi sa che sono malate. Danno così tanto di matto per farlo con un orso, che alla fine è a me che passa la voglia. Mirelle un'altra volta. Forse potremmo andare su a nord e dare un'annusata nei boschi”.
“Questo è lo spirito giusto”, disse Jones. “Un'orsa di Big Indian”.
“Un'orsacchiotta di campagna”, riprese l'orso. “Niente idee per la testa. Un tipetto ordinario, tutta bacche e radici. Un'hippie. Ma poi di che cosa potremmo parlare? Non ha mai letto Proust o Victoria's Secret, e dopo che l'ha fatto comincia a difendere il territorio. Questo mondo comincia a stancarmi, Jones. Non mi ci ritrovo. Non è il mio posto”.
“Sai qual è il tuo problema?”, gli domandò Jones, assaggiando dal bordo di un cucchiaio di legno un po' di salsa che aveva fatto freddare soffiandoci sopra. “Tu sei troppo bravo”.
L'Orso annuì con forza. “L'hai detto. Troppo bravo. L'ho pensato spesso ma non l'ho mai sentito espresso così bene”.
Jones e l'Orso si fecero un'altra risatina.
“Ti ricordi quando suonavo su ad Harlem con quei ragazzi della band di Lionel Hampton?”, chiese l'Orso.
“E chi se lo dimentica?”
“Non sapevano proprio come trattarmi, vero? Ehm, e tu, ehm, di dove sei?” La voce dell'orso diventò una risata. “Se non fosse stato per Julius tutta quella storia sarebbe diventata insostenibile. Ma sapevo suonare, vero? E ti ho salvato il culo ad Harlem. Ricordati, Centoquarantesima strada, mica Un-due-tre”.
“Tutta quella storia”, disse Jones, “era un rischio calcolato”.
“Ho persino fatto quel disco”.
Jones, mettendo una manciata di spaghetti nell'acqua bollente, rise a bassa voce, poi imitò la vocetta nasale del sindacalista. “Ehm, chi è quell'artista con l'anello al naso? Suona, ehm, il contralto? Non mi pare di vedere il suo nome sulla lista”.
“Julius gli andò vicino”, e qui l'Orso rifece la voce di Julius e torreggiò sul sindacalista per parlare: “'Mi scusi ma si è mai chiesto come fanno i Dogon a sapere senza l'aiuto di un telescopio come Po Tolo esegua la sua danza attorno a Sirio e perturbi la sua orbita? Dovrebbe indagare su quel ahhhh signore con la pelliccia e come lei ha osservato con l'anello al naso. Potrebbe condividere un po' di fatti con lei. Non si sa mai'. Il sindacalista stava per morire”.
“'Indossare la pelliccia'”, continuò Jones facendo la sua imitazione della voce lenta e profonda di Julius, “'allude all'attirare il potere primordiale...'”
“Se vogliamo parlare di tirarsela...”
“'...l'assunzione del manto rituale di selvaticità e di notte. Davvero lei non mai indossato la maschera di Dio? O magari lei adopera soltanto la forma esterna dell'essere umano'”.
“Dio, che idiota quel tipo”, disse l'Orso.
“Ma ostinato. Tutte le cose belle”, disse Jones, “devono finire”.
“Ma a volte ricominciano, no? Lo sa il Cielo se non ho voglia di tornarci”.
“Solo perché sei tondo e scuro”, disse Jones, “non significa che tutti debbano scambiarti per ArthurBlythe”.
“C'è qualcosa in TV stasera?”
“È venerdì. Possiamo guardarci una replica di The Rockford Files”.
“Bene!”, disse l'Orso. “Salvami la vita. Diamo ascolto a Big Jim Garner!”
“La cena è quasi pronta. Vuoi mangiare davanti al televisore?”
“Dove caca un orso, nei boschi?”, chiese l'Orso. “Esclusi i presenti”.

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