giovedì 31 luglio 2014

pelli clandestine (una poesia di Moira Egan)

D'habidute

“Dio, gli umani sono creature dell'abitudine”,
dico a nessuno in particolare,
me stessa, l'uomo che chiama sé stesso il mio
amante, dietro di me nella stanza accanto.

Il modo in cui ridiamo quando pigiamo l'interruttore
sapendo che non c'è elettricità,
o giriamo il rubinetto per lavarci le mani,
e comunque, idraulici dabbasso, niente acqua.

Fa' ciò che hai sempre fatto, e otterrai
ciò che hai sempre ottenuto. Questa è la nostra
omelia in questi giorni, e io
ci credo. Dio, umani, creature, eccoci qui

sistemati nella catena cosmica dell'essere
lui nella stanza accanto, io al lavoro.
lui legge, in silenzio, poesie
che lo fanno gemere. È dolce perché

sono le mie. Lui, ovviamente, non lo è.
C'è una donna a qualche chilometro da qui
che è ancora qui con noi, un angolo
della stanza e la nostra coscienza solo

per lei. Mi pare di essere sempre stata il terzo
angolo del triangolo, il caos
a forma di cuore creato da un sì
nato da un no. E ciò che so adesso

è che lo voglio da sola, il lento gemito
mio, niente più occhi nell'ombra che scrutano
negli angoli, dalle persiane. Fa' cio che hai fatto
sempre? sempre, traccerò pelli clandestine.

Moira Egan


traduzione mia - l'originale qui


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