domenica 31 agosto 2014

cronache familiari: fini dicitori

"Lorenzo, basta: adesso ti do l'ultima chance!"

"Dai, Lorenzo, posizioniamo gli animali nello zoo."

"E così Hansel e Gretel cominciarono a distribuire i sassolini lungo il sentiero."

"Mamma, voio una ccatola che abbia un buchino pe' lla testa, ma che non tia tloppo glande."

"No, mamma, i denti no mme li lavo, pecché voio che me li faccia i ppapà!"

"Mamma, c'è stato un tuono enorme e io e Lorenzo ci siamo spaventati a vicenda!"

sabato 30 agosto 2014

cronache familiari: fantasia

"Papà, guarda: ho trovato una nuvola a forma di coniglio!"
"Brava, e quella a che cosa somiglia?"
"A una tartaruga!"
"Papà!"
"Dimmi, ciccio, che c'è?"
"Io ne ho tlovata una a fomma di niente!"

venerdì 29 agosto 2014

de profundis




E adesso?
Tutto è compiuto
non c'è più speranza

la luce è diventata terra
la carne è gialla
non c'è tempo per la redenzione

nessuno di questi corpi
conoscerà il giorno
il sole che odora di limoni.



Caravaggio, Il seppellimento di Santa Lucia (1608)
Siracusa, Chiesa di Santa Lucia alla Badia

giovedì 28 agosto 2014

deus absconditus



Avete un bel cercarmi: potrei essere
l'uno o l'altro degli angeli in caduta
o nascondemi nel buio catramoso
inviolato dalle torce

o ancora aspettare il mio turno
per un sorso denso di pietà
prima di finire disteso
sopra un lenzuolo sporco

ma state sicuri che ci sono
sbucherò fuori al momento giusto
per ora lasciatemi dormire
in questo grumo di vernice.



Caravaggio, Le sette opere di misericordia (1606-1067)
Napoli, Pio Monte della Misericordia

mercoledì 27 agosto 2014

parental concerns

Ultimamente, mi preoccupavo del fatto che i miei bimbi passassero troppo tempo davanti alla televisione.
Poi mi sono messo a pensare a ciò che vedevo io nella mia infanzia e adolescenza: e mi sono reso conto che ho assorbito una quantità impressionante di televisione. A parte i cartoni giapponesi, che costituiscono un capitolo a sé, ho in memoria una lista di telefilm americani, il cui numero mi suona piuttosto inquietante. In calce a questo post, trovate i primi che mi sono venuti in mente, in ordine rigorosamente casuale.

Mi rendo conto conto che alcuni di essi hanno contribuito a edificare alcuni pilastri della mia mitologia personale. Gli scanzonati inseguimenti automobilistici di Hazzard (e, vabbè, i vestitini striminziti della cugina Daisy, alias Catherine Bach); il petto villoso di Tom Selleck in Magnum P.I.; la sciatteria sorniona di Peter Selleck in Colombo; il maestoso trapper Zeb Macahan, interpretato da James Arness in Alla conquista del West (anche se mi pare di ricordare che, all'epoca, il mio personaggio preferito fosse il giovane e scapestrto Luke); gli esilaranti battibecchi fra George e Wizzie ne I Jefferson; le curve a novanta gradi di Automan; la stralunata comicità di Robin Williams in Mork e Mindy.
Per non parlare di quelle meno note, che per qualche ragione ricordo con particolare affetto: I ragazzi del computer, Simon and Simon, Sanford and Son.

E infine, le sigle: non escludo che le colonne sonore funky di quelle serie siano una delle fonti della mia passione per la musica nera.
Insomma, ho poco da redarguire i miei bimbi. Teledipendente che non sono altro.

* * *

Magnum P.I.
Hazzard
Simon and Simon
Starsky e Hutch
Miami Vice
Per le strade di San Francisco
Kojak
Hardcastle e McCormick
Riptide
Alla conquista del West
Charlie's Angels
Lassie
Colombo
Furia
I ragazzi del computer
I Jefferson
Sanford and Son
I Robinson
Arnold
Happy Days
Cheers
A Team
Mork e Mindy
Vita da strega
Strega per amore
Ralphsupermaxieroe
Alf
La famiglia Addams
Saranno famosi
Due nipoti e un maggiordomo
Simpatiche canaglie
L'uomo da sei milioni di dollari
La donna bionica
Manimal
Supercar
La signora in giallo
Mike Hammer
McGyver
Ellery Queen
CHiPs
Tre cuori in affitto
Casa Keaton
Genitori in blue jeans
Automan

martedì 26 agosto 2014

ut pictura poesis

Antonio Vincenti, in arte Sualzo, fa fumetti.
Silvia Vecchini fa poesia (e anche altro).
Antonio e Silvia sono marito e moglie.
Allora si sono detti: perché non prendere i classici due piccioni con una fava?
E io dico: hanno fatto bene. Il blog si chiama DisegniDiVersi e questo è un esempio di ciò che ci potete trovare.




Di notte mi sveglio per i bambini 
mentre il buio preme alle finestre 
rimbocco coperte, sento il cane rigirarsi
nella cuccia, chiudo un rubinetto 
che goccia nel bicchiere, torno
a letto e ti guardo. Le tempie
chiarissime libere dagli occhiali,
ti bacio senza svegliarti, senza
chiederti se anche per te è uguale
se ti fa male il pensiero che sarebbe
potuto non capitare, che avrei potuto 
non incontrarti, mai amare.


disegni di Antonio Vincenti (Sualzo), versi di Silvia Vecchini

cronache familiari: chi altri?

"Mamma, ma quando due si sposano, poi non si lasciano più?"
"Eh, cicci, non sempre. A volte, i matrimoni vanno a finire male."
"E poi che succede?"
"Succede che i genitori si separano e i bambini devono andare a vivere un po' con il papà, un po' con la mamma."
"Ah..."
"Capito? Chi è che ci va sempre di mezzo? I ba..."
"I barbari!!!"

lunedì 25 agosto 2014

vox clamantis


I have measured out my life with coffee spoons;
I know the voices dying with a dying fall
Beneath the music from a farther room.
So how should I presume?
(T. S. Eliot, “The Love Song of J. Alfred Prufrock”)


oggi – perdonami – non scrivo di te
scrivo a te – di me
che è in fondo lo sai come
scrivere a me

scrivo perché non so più usare la voce
ammesso che l'abbia mai saputo
e perché chilometri d'aria
mi separano dalla tua

troppe facce mi guardano dallo specchio
giuro ho provato ad ascoltare
quelle che mi arrivano
non sono più parole

era così bello una volta avere
a disposizione tanto spazio
il silenzio pareva inviolabile
non richiedeva spiegazioni

e il tempo il tempo non era nemmeno
in discussione il tempo era lì
come un dato di fatto
una verità infrangibile

che cosa si è perso – mi chiedo
di così essenziale
e quanto andrebbe a dissiparsi
al solo articolare una falange

sembra così vasto ormai
il lavoro dei giorni
così lontane le ultime propaggini
del mio stesso corpo

tutto ciò che volevo chiederti
me ne accorgo solo adesso
è una scheggia di luce
inflitta alla paralisi

domenica 24 agosto 2014

un po' di dati

Morti ammazzati dalla polizia in USA (da qui):



Comparazione statistica tra popolazione bianca e nera negli Stati Uniti (i dati completi qui):
[...]
2. Entro il 2030 i bianchi saranno la minoranza degli statunitensi sotto i 18 anni ed entro il 2042 saranno la minoranza del totale della popolazione.
3. Tra i neri, i bambini che vivono in condizioni di povertà sono il 34 per cento, tra gli ispanici il 27, tra gli asiatici l’11, tra i bianchi il 10.
4. Il tasso di disoccupazione dei neri è il doppio di quello dei bianchi. [...]
5. Più di un maschio nero trentenne su dieci si trova in prigione.
[....]
7. A parità di reati commessi, le detenzioni a cui sono condannati i neri sono del 20 per cento più lunghe di quelle dei bianchi.
[...]
10.
A Ferguson i neri sono il 67 per cento della popolazione, i bianchi sono il 94 per cento degli agenti di polizia della città.
11. Nel 2012 il 51 per cento degli statunitensi ha dichiarato esplicitamente opinioni razziste nei confronti dei neri, tre punti percentuali in più rispetto al 2008.
 
Cinquant'anni fa, il 2 luglio 1964, il presidente Lyndon Johnson firmava il "Civil Rights Act", che vietava ogni forma di discriminazione razziale.





"Non c'era nulla nella Costituzione che garantisse che avresti smesso di essere povero".
(Amiri Baraka)

sabato 23 agosto 2014

cronache familiari: sennò

(Guardando i Little Ponies)

- Eli...
- Che c'è?
- Chi tono il papà e la mamma di Ppait?
- Non ce li ha.
- Ma ce li deve avele. Tennò, con chi tta?

venerdì 22 agosto 2014

devozioni

I morti a cui ho voltato le spalle
non conoscevano altro cielo
se non quello che li inzuppava
o gli cuoceva le spalle.

Non sono sicuro se pensassero
di abitarlo un giorno – o se
gli bastasse incrociare le braccia
nel silenzio della terra.

Avevano palmi spessi
ossa curvate verso il basso
e i loro occhi decifravano
alfabeti che non ho mai imparato.

giovedì 21 agosto 2014

avere l'anima e sorridere (una poesia di Juan Gelman)

Maria la servetta

Si chiamava Maria per tutto il tempo dei suoi 17 anni,
era capace d'avere l'anima e sorridere con gli uccellini,
ma l'importante fu che nella valigia le trovarono
un bambino morto di tre giorni avvolto nei giornali di casa.

Che maniere erano quelle di peccare di peccare
dicevano le signore abituate alla discrezione
e sollevavano le ciglia in segno d'orrore
con un breve volo non sprovvisto d'incanto.
I signori meditarono rapidamente sui pericoli
della prostituzione o della mancanza di prostituzione,
ricordavano le loro prodezze con puttanelle diverse
e dicevano severi: macertamentemiacara.

Al commissariato con lei si comportarono con decenza,
la palpeggiarono solo dal sergente in su,
però Maria era impegnata a piangere,
gli uccellini le si sbiadirono sotto la pioggia di lacrime.

C'era tanta gente disgustata con Maria
per come lei impachettava i risultati dell'amore,
e opinavano che la galera le avrebbe restituito la decenza
o almeno francamente l'avrebbe resa meno rozza.

Quella sera le signore e i signori si profumavano con ardore
per il bambino che diceva la verità,
per il bambino che era puro,
per il bambino che era tenero,
per il buono, infine,
per tutti i bambini morti che si caricavano nelle valigie dell'anima
e iniziarono d'improvviso a puzzare
mentre la grande città chiudeva le finestre.

mercoledì 20 agosto 2014

nuovo manuale di poesia (di Mark Strand)


1 Se un uomo capi­sce una poesia,
avrà dei pro­blemi.
2 Se un uomo abita con una poesia,
morirà solo.
3 Se un abita con due poesie,
ne tra­dirà una.
4 S un uomo con­ce­pi­sce una poesia,
avrà un figlio in meno.
5 Se un uomo con­ce­pi­sce due poe­sie,
avrà due figli in meno.
6 Se un uomo si mette in testa una corona mentre scrive,
verrà sma­sche­rato.
7 Se un uomo non si mette in testa una corona
men­tre scrive, non ingan­nerà nes­suno tranne se stesso.
8 Se un uomo s arrab­bia con una poesia,
verrà deriso dagli uomini.
9 Se un uomo per­si­ste nell’arrabbiarsi con una poesia,
verrà deriso dalle donne.
10 Se un uomo con­danna pub­bli­ca­mente la poesia,
le scarpe gli si riem­pi­ranno di urina.
11 Se un uomo rinun­cia alla poe­sia per il potere
avrà molto potere
12 Se un uomo si vanta delle sue poesie,
verrà amato dagli stolti.
13 Se un uomo si vanta delle sue poe­sie e ama gli stolti,
non scri­verà più.
14 Se un uomo prova un ardente desi­de­rio di attenzione
per le sue poe­sie, sarà come un somaro al chiaro di luna.
15 Se un uomo scrive una poe­sia e loda una poesia
di un col­lega, avrà un’amante bellissima.
16 Se un uomo scrive una poe­sia e loda all’eccesso
una poe­sia di un col­lega, allon­ta­nerà da sé l’amante.
17 Se un uomo riven­dica la poe­sia di un altro,
il suo cuore diverrà grande il doppio.
18 Se un uomo lascia che le sue poe­sie vadano in giro
nude, avrà paura della morte.
19 Se un uomo ha paura della morte,
verrà sal­vato dalle sue poesie.
20 Se un uomo non ha paura della morte,
le sue poe­sie forse lo sal­ve­ranno forse no.
21 Se un uomo fini­sce una poesia,
si immer­gerà nella scia bianca della propria
pas­sione e verrà baciato dalla pagina bianca.

Mark Strand

martedì 19 agosto 2014

consigli per gli acquisti



E' disponibile, sul sito dell'editore Il Formichiere (Foligno), l'antologia "Poeti umbri contemporanei", agile tomo di 847 pagine formato 23x14,5 cm, brossura con alette, peso 1,100 kg (quanto un filone di pane, di quello buono).
Prezzo 35 euri.

Ci sono dentro 149 poeti di tutte le sorte, tra cui il sottoscritto.
(Che probabilmente, dopo 21 anni, si può ormai considerare "umbro", mentre nutre forti dubbi sul "contemporaneo").

cronache familiari: lezioni di logica

"Mamma?"
"Sì, amore?"
"Lo tai? Uno deve avere un fijo, petté tennò... te non ha un fijo... che fijo ha? Nettuno!"

lunedì 18 agosto 2014

psicopoiesi

“Quando vi conoscerete, allora sarete conosciuti.”
(Vangelo gnostico di Tommaso)




Quando il Grande Demiurgo (o chi per lui)
fabbrica le anime ne produce
quantità limitate. Poi con colpi
precisi le sminuzza
e semina i frammenti per il mondo
li condanna alla polvere e al torpore.
Per questo è così raro che il fratello
abbracci la sorella
al di là della carne e degli inganni
scorga negli occhi la sua stessa notte.

domenica 17 agosto 2014

dal respiro



Se solo tu sapessi
amica – se sapessi
io – com'è che si aspetta
senza portare il colpo fino in fondo

sapessimo sfruttare
l'anticipo – la rima
imperfetta – ma eccoci
con le dita ancorate nelle crepe

ci incontriamo ai due lati
dello specchio – ogni volta
il fiato ci tradisce

non tutto è vero – ciò
che toccano le mani –
dal respiro ti conosco – sorella.


nell'immagine, un disegno mio: "Ma petite soeur sourit"
(penna biro, agosto 2014)

sabato 16 agosto 2014

en attendant

Cuando ella llegaba dejaba una parte más hermosa muy lejos
Cuando ella se iba algo se formaba en el horizonte para esperarla
(Vicente Huidobro)

Il tempo che mi separa dalla tua voce
andrà riempito in qualche modo
adoperando carta bianca parole
sfuse – da ritagliare e incollare
come sui quaderni delle elementari.
Sarà uno spazio di nuvole in transito
e di pagine scompagnate
uno spazio leggermente
sbilenco – perché il baricentro
sarà tutto spostato verso la fine.
È solo questa attesa ad esistere – oppure
tu sei già qui c'è qualcosa che riverbera
dall'ultima volta una scia di bellezza
un profumo dimenticato sui polsi.

giovedì 14 agosto 2014

paure

Lorenzo, quattro anni e mezzo, ieri è uscito in giardino con la sua bicicletta. Che poi non è proprio sua, nel senso che l'ha ereditata dalla sorella. È una vecchia biciclettina decorata con i personaggi di Winnie the Pooh, più un giocattolo che una bici vera. A Elena, a dire il vero, non è che sia mai piaciuta gran che. Una delle ruotine della bici ha sempre traballato un po': durante queste ultime vacanze è saltata del tutto, quindi gliele abbiamo tolte entrambe. Dopo qualche minuto, Lorenzo ci ha chiamati e, tutto fiero, ci ha mostrato che cosa aveva imparato a fare: sfrecciava tutto contento per il giardino, senza ruotine. Peccato che il poco spazio, tre metri per tre, gli limitasse i movimenti. Comunque, ha imparato tutto da solo, senza che noi gli insegnassimo niente. Probabilmente ha osservato qualche ciclista in campeggio.
Elena, invece, è sempre stata restia. L'estate scorsa le avevamo regalato una bici, una grande, seria, nuova fiammante, e aveva quasi imparato; poi è caduta, si è fatta abbastanza male e da allora non c'è stato più verso di farcela salire. Speriamo che adesso l'esempio del fratellino la stimoli.
D'altra parte, in campeggio Elena si è fatta senza problemi tutto il percorso-avventura, sugli alberi, a cinque metri d'altezza (con gli opportuni cavi e moschettoni di sicurezza, ovviamente, e con il papà dietro).
Lorenzo, da quando ha visto “E.T.”, ha paura del buio. Non vuole andare in bagno da solo e a cena insiste perché la luce in soggiorno sia accesa, oppure la porta della cucina venga chiusa. Ricordo anch'io quella sensazione, gli oggetti che incombono sulla soglia, resi indistinti e minacciosi dalla penombra che li avvolge. Elena, invece, a due anni si avventurava senza paura per le stanze buie a casa dei miei, che vedeva per la prima volta.
Eli, fin da piccola, ha sempre osservato le cose, a lungo e con attenzione, prima di agire. A pochi mesi di età, fissava le persone con sguardo scrutatore, poi decideva se sorridere o no.
Lorenzo si getta ovunque a capofitto, senza mai pensare alle conseguenze. Gli piace farsi mettere a testa in giù; al mare giocavo a lanciarlo in mezzo ai cavalloni. Qualunque cosa debba dire, urla a squarciagola. Sorride anche agli sconosciuti e, fosse per lui, se lo perdessimo di vista un minuto lo ritroveremmo chissà dove.

il cielo a cavallo sulle colombe (una poesia di Vicente Huidobro)

Lei faceva due passi avanti
Faceva due passi all'indietro
Il primo passo diceva buongiorno signore
Il secondo passo diceva buongiorno signora
E gli altri dicevano come sta la famiglia
Oggi è una bella giornata come una colomba nel cielo

Lei indossava una camicia ardente
Lei aveva occi da acquietatrice di mari
Lei aveva nascosto un sogno in un armadio oscuro
Lei aveva trovato un morto in mezzo alla testa

Quando lei arrivava lasciava una parte più bella molto lontano
Quando lei se ne andava si formava qualcosa nell'orizzonte per aspettarla
I suoi sguardi feriti sanguinavano sopra la collina
Aveva i seni aperti e cantava le tenebre della sua età
Era bella come un cielo sotto una colomba

Aveva una bocca d'acciaio e una bandiera mortale disegnata tra le labbra
Rideva come il mare che sente carboni nel ventre
Come il mare quando la luna si guarda affogare
Come il mare che ha dormito tutte le spiagge
Il mare che trabocca e cade nel vuoto nei tempi dell'abbondanza
Quando le stelle tubano sopra le nostre teste
Prima che il vento dal nord apra gli occhi
Era bella nei suoi orizzonti di ossa
Con la camicia ardente e gli sguardi di albero stanco
Come il cielo a cavallo sulle colombe

Vicente Huidobro (1893-1948)

mercoledì 13 agosto 2014

leçons de ténèbres

“Come tutto si fa strano e difficile,
come tutto è impossibile, tu dici”.
Oppure lo dico io – ma fa lo stesso.
Stasera leggo Montale
come un oracolo (“t'ignoravo
e non dovevo” – “la speranza
di pure rivederti m'abbandonava”).
È già tanto se arrivano dal piano
di sopra le voci del sonno – figurarsi
se pretendo risposte.
Rivelazioni – casomai.
Che sia ben altro l'amore
lo sapevo già da me.
So pure che un verso cancellato
vale sempre più di uno scritto.
Soltanto mi chiedo: quante di preciso
quante vite occorrono per farne una?
Basterà la minutaglia
o serviranno gli attimi essenziali?
Perché di quelli ho tenuto
una contabilità piuttosto accurata.
Però nulla naviga i flutti
sovrasta il tempo cieco
piuttosto è l'obiettivo che deforma
le proporzioni del viso.
Sarebbe ora di costringersi
al gesto più semplice
cercare l'ultimo verso:
l'ultimo – non è necessario
nemmeno pronunciarlo. Anzi.

martedì 12 agosto 2014

il peso e la grazia (una poesia di Anna Maria Farabbi)

Tu non ci crederai......ma io sento gli uccelli
che scoccano da una tempia all'altra
in una spola sonora arcaica
in un volo che è un tappeto.
Non scuoto la testa
non la perdo sognando......non la scaglio
per maledire le fondamenta dell'inferno.

Tengo gli uccelli nella mia postura esatta.
So che le mule riescono a portare il peso e la grazia
salendo l'orlo del precipizio
che valle montagna deserto
sono ugualmente terra. La mia. Quanto basta.

Attorno a me gli animali muoiono......si spaccano
le pelli i piccoli nomi e cognomi......le date di nascita.
La vernice è ovunque bianca......lievemente tra la luce
che esce dalle ossa.
L'infermiera crea
un innesto di morfina
mentre l'occhio terminale di mio padre
mi guarda......chiude
dentro le sue palpebre la mia faccia.
L'intero corpo di sua figlia.

Intanto gli uccelli......migrano:
dalle mie tempie
oltre il mio raglio.

diario dal reparto di oncologia


(Anna Maria Farabbi)
da "Abse", Ponte del Sale 2013

lunedì 11 agosto 2014

il vuoto



Lori in giardino con la bicicletta
traccia spirali d'acqua sul selciato:
il suo gioco è la scia
che subito svanisce
è la ripetizione del miracolo.
Il mio è in questi segni
scesi a macchiare il vuoto
a violare il silenzio.



il disegno è dell'amica Vittoria Bartolucci,
(che ringrazio di cuore per il bellissimo omaggio)

domenica 10 agosto 2014

diario toscano - appendice (er Kùbbricche de noantri)

Sul lungo viale di cipressi che porta all'abbazia San Galgano, un papà in bermuda, con un forte accento romano, dotato di barbetta e di un enorme ventre che straborda oltre la cintura, ha posato a terra una grossa telecamera. Accende il cellulare e parte con un'orrida musichetta dance. Poi dà il via, e sua figlia – una bimba sui dieci anni, decisamente sovrappeso, agghindata con un prendisolino a fiori ed enormi occhiali da sole rosa – percorre saltellando il viale, fino a scavalcare la telecamera, seguita da un bastardino scodinzolante.
Non contento, le fa ripetere la scena tre o quattro volte (“stai concentrata, pensa a quello che devi fare, pronta, vai!”). La mamma, a qualche metro, osserva soddisfatta, tenendo al guinzaglio altri due cani.

   (qui tutte le puntate)

diario toscano - ultima gita e rientro

Sabato 9 agosto

Ora che ci penso, in due settimane ho scritto una sola poesia. Ottimo segno.

Durante l'ultima colazione in campeggio, una grossa ghiandaia si apposta su un ramo a un paio di metri da noi e rimane lì tutto il tempo. Ottenuti due o tre pezzetti di fetta biscottata, vola via.

Mentre carichiamo i bagagli, viene a salutarci un ospite inatteso: un insetto stecco (Bacillus rossius) lungo quasi venti centimetri, che i bambini scoprono a camminare circospetto lungo il muro del bungalow. Non ne avevo mai visto uno dal vivo, non in libertà perlomeno.

Sosta a Piombino per il pranzo. Mangiamo panini su una spiaggetta sassosa, in fondo a una scogliera. Enormi navi incrociano al largo, dirette all'Elba.
Lorenzo si dedica ai suoi sport preferiti: inseguire i “pavoni” (leggi: piccioni) e tirare sassi (sassi... alcuni sono pietroni pesanti almeno quanto lui).

San Galgano. Gran pigolio di uccelli, passeri che incrociano sotto il tetto vuoto.
(Lorenzo: “Mamma, ma qui ci vuole una zanzaliela, tennò ci fanno la cacca i piccioni!”)
Una coppia di rondini ha fatto il nido sotto le volte a crociera dell'ingresso. Il maschio e la femmina fanno la spola per nutrire tre rondinini che si sporgono temerariamente dalla fragile struttura di fango, sospesa a quasi cinque metri d'altezza, con le gole rotonde spalancate. Uno (o una) dei genitori arriva, sfreccia sotto l'arco, fa un paio di giravolte e si posa a nutrire i piccoli. Poi va a fermarsi su un lampione a pochi passi da lì. Qualche minuto dopo, arriva l'altro (o altra), ripete la stessa operazione e ripartono insieme.
(Lorenzo, susssurrando alla mamma: “Mamma, io vollei uttidele quei due” “Ma chi?” “Gli uttellini!”).

I bimbi giocano nell'enorme cerchio di luce che il rosone vuoto proietta sul prato in ombra.

“Guadda, papà, la luna ti è tutta limontata!”
(Lorenzo, indicando la luna piena.)

Un luogo si impregna dei pensieri e delle sensazioni che esso stesso genera. Il contagio è immediato.
(Pensiero filosofico al momento del rientro a casa).


  (qui tutte le puntate)

lampi - 253


Persone a cui non riesco ad agganciare nomi.
Anche se li conosco: non riesco ad agganciarli, resta uno iato, uno scollamento, una dissonanza tra il nome e la persona.
I nomi li immagino lì, a flottare nell'aria, come ectoplasmi inquieti.

(In compenso, ci sono persone i cui nomi sono così incardinati in loro che non riesco a concepire come potrebbero chiamarsi altrimenti).

sabato 9 agosto 2014

dico: mi si legge...



clicca qui per ascoltare

Un grazie a Lucia Piombo, alias Poetella...
(che è anche l'autrice della foto)

venerdì 8 agosto 2014

diario toscano - quattordicesimo giorno

Venerdì 8 agosto

Postilla alla passeggiata di ieri mattina: un volo di anatre che sorvolano il mare per virare verso la foce del fiume. Cerco di fotografarle, ma sono troppo piccole e veloci per la mia modesta fotocamera automatica.

Appunti per un dizionario di lorenzese.
Le maree = le boe;
il manichino = il bagnino;
la luna ricostruita = la luna piena.

La mattina, anche Lorenzo vuole fare il percorso-avventura. Quello più facile, of course.
L'ultima giornata di mare scorre quieta, tra bagni, panini e passeggiate.
La mamma bicolore sta da sola sulla battigia, a costruire un'enorme piramide di sabbia. La figlia più grande le gironzola intorno, lei borbotta. Del marito e dell'altra figlia, nessuna traccia.

Il contatto prolungato e immediato (proprio nel senso di: privo di mediazioni) con l'aria. Una delle cose che più rimpiangerò.

“Ma quanto è ppocca quett'acqua di male: ma petté non la lavano?”

L'ambulante indiano che vende bigiotteria da ieri gira cantilenando: “Cocco bello! Macedonia!”.

Uno dei vantaggi dell'avere un bimbo addormentato in braccio è che hai un ottimo motivo per rifiutare, quando il cabarettista di turno cerca di farti salire sul palco.

1095 foto della vacanza (delle quali, 427 scattate ieri).


 (qui tutte le puntate)

giovedì 7 agosto 2014

diario toscano - tredicesimo giorno

Giovedì 7 agosto – tredicesimo giorno

Dall'inizio della vacanza, progettavamo di fare una passeggiata alla spiaggia la mattina presto. Oggi, approfittando del compleanno di Elena, ci siamo riusciti. Eravamo lì alle sei e quaranta, prima del sole.
Incrociamo la signora che incrocio ogni mattina, a passeggiare da sola. Famiglie di ambulanti africani, con papà mamme e figli, stanno sdraiate  o sedute su grandi teli; probabilmente hanno dormito al mare, in queste notti tutt'altro che temperate. Bagnanti che, alle sette, si prendono le prime file sulla spiaggia libera.

Per la prima volta, incontriamo il pakistano senza trespolo. Ci saluta tutto felice.
Il pakistano vende occhiali da sole e collanine, ma non ha i soliti carretti o i soliti zaini. Lui adopera un trespolone di metallo, stracarico di roba, e lo tiene su a forza di braccia, tutto il giorno. È anche vero che la pancia gli fornisce un appoggio notevole. Alle otto di mattina è già lì che va su e giù, instancabile.

“Mamma, ho tlovato il modo di fal mmettele il fligo di fale quel lumole fattidioto”
“Ah, e come hai fatto?”
“L'ho ppento!”

Nel bungalow dietro il nostro è arrivata una coppia che ha una bambina di un anno e mezzo o due, minuscola, sempre agghindata come una bambolina, con un visetto grande come una mela, quasi completamente occupato da due occhioni neri, sempre sorridenti.

“Il ramarro, se scocca / sotto la grande fersa / dalle stoppie...”

Colazione al bar, poi in spiaggia.
Il mare è una tavola: affittiamo un pedalò (anzi, un “pedalo”: io) e percorriamo la costa fino alla punta di Cala Violina. Durante il bagno, Elena prova maschera e boccaglio, regalo di compleanno (insieme al dvd di E.T. e a un libro di Geronimo Stilton).
La torta – o meglio, la crostata alla Nutella – a pranzo.

“Papà, quanti gionni mancano pecché io abbia cinquant'anni?”

Quanto possono essere litigiose le ghiandaie. Se ne vedi più di due insieme, puoi star sicuro che prima o poi una alzerà la cresta (letteralmente) e cercherà in tutti i modi di scacciare le altre.

Eli che gira per il bungalow con maschera e boccaglio.

"Papà, petté c'è una fommica tul mio piede?"
"Lasciala stare, starà cercando di tornare a casa sua."
(SBAM!!!)
"Ommai è tloppo taddi."

Pomeriggio: parco avventura. Eli sospesa su una corda in cima a un albero, a sei metri d'altezza.
(Con il papà dietro, ovviamente).
La sera, cena in pizzeria, gelatino, poi cinema in campeggio (“Il libro della giungla” della Disney, film tanto divertente quanto irritante per chi, come il sottoscritto, ha amato profondamente quel libro).
Alle undici torniamo al bungalow. I bimbi mettono i pigiami e lavano i denti in stato di sonnambulismo, poi stramazzano a letto.

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sull'impossibiltà del tragico nel mondo moderno

Brezza marina

La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri.
Fuggire! laggiù fuggire! Sento che gli uccelli sono ebbri
Di essere tra l'oscura schiuma ed i cieli!
Niente, né gli antichi giardini riflessi dagli occhi
Tratterà questo cuore che nel mare si immerge
O notti! né la luce deserta della mia lampada
Sul foglio vuoto che il candore difende,
E né la giovane donna che allatta il suo bambino.
Partirò! Vascello che fai dondolare l'alberatura
Leva l'ancora verso un luogo esotico!
Una Noia, delusa da speranze crudeli,
Crede ancora all'addio supremo dei fazzoletti!
E, forse, gli alberi, che attirano i temporali
Sono quelli che un vento inclina sui naufraghi
Persi, senza alberi, senza alberi, né piccole isole verdi
Ma ascolta, o cuore mio, il canto dei marinai!

Stéphane Mallarmé


mercoledì 6 agosto 2014

diario toscano - dodicesimo giorno

Mercoledì 7 agosto – dodicesimo giorno

Domani la mia principessina compie sette anni. Preparativi di festa in corso.

“Quando il sole c'era già...”
“È già ora di mangiar...”
Conflittuali interpretazioni della canzone in tedesco della baby-dance.

Oggi le conversazioni fra le ghiandaie sembrano particolarmente fitte. I loro gracchi si incrociano da un capo all'altro della pineta.

“Mamma, mi devi taiale le unghie, tennò ciò le unghie di un Velocilaptol!”

Regalino anticipato: una bambolotta battezzata Mandarina, per via del vestito arancione. Eli se la porta dietro ovunque, anche in spiaggia, anche durante la passeggiata.

Cavalloni alti quasi quanto me. Lorenzo inaugura un nuovo sport, il wave-wrestling: le onde arrivano e lui le prende a cazzotti. Variante: lui aspetta le onde, il papà ce lo lancia dentro.

Qualcuno in spiaggia deve avere spirito artistico: ieri c'era una scultura di sabbia che pareva un moai o il Volto-su-Marte, oggi una perfetta riproduzione di un cesso alla turca, precisa nei minimi dettagli.

Avevo dimenticato quanto fosse divertente nuotare in mezzo ai cavalloni.

Fino a ieri, in tutto il campeggio non c'era una zanzara a pagarla. Oggi è pieno.
Improvvisa schiusa di uova? Mah...

Cerco di fare un filmino a Lorenzo che balla. Devo spostarmi, causa papà tedesco obeso che emana un afrore misto di birra e sudore rancido.

Lo spettacolino di oggi è il maestro Luca Vattelappesca, in “Ballata dell'oceano” (o qualcosa del genere). Richard Claydermann è vivo e lotta insieme a noi: solo che è calvo, suona una tastiera Yamaha e acciacca una nota su cinque. Però devo ammettere che con Chopin se la cava meglio di Giovanni Allevi.
(Come? Non avete mai sentito Giovanni Allevi suonare Chopin? E che campate a fare?)

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martedì 5 agosto 2014

diario toscano - undicesimo giorno

Martedì 5 agosto – undicesimo giorno

Le sei e un quarto. Fra un po' il sole sorgerà, nell'intervallo tra quei due pini laggiù. Per ora, il cielo è luminoso e trasparente, la spiaggia compleamente deserta, il mare piatto fino all'orizzonte, acquerellato di rosa, celeste e arancio. Piccole onde tiepide lambiscono i miei piedi e si ritirano.

Dopo l'aria pungente della spiaggia, il fiato caldo della casa ancora addormentata.

Sara è partita. Senza troppa malinconia, apparentemente.
Aveva addosso lo stesso vestitino rosa che indossa da una settimana.

Aggiornamento: la coppia litigiosa nel bungalow di fronte litiga, in veranda. In francese. Stiamo pensando di organizzare una tifoseria. Lei insiste che l'anno prossimo, piuttosto che partire con lui, andrà in vacanza da sola. Mi sembra un'ottima idea.
L'altro giorno, la figlia grande ha cantato una canzoncina. La bimba più triste che io abbia mai visto in vita mia.

I due litiganti sono sulla trentina. Lui moro, tutto tatuato, lei con un caschetto bicolore, sopra di un biondo pressoché bianco, sotto castano e rasato quasi a zero.
Lei, parlando con una vicina: “Eh, i bambini sono una cosa meravigliosa. Anche noi genitori impariamo tante cose...” Consiglio urgentemente ripetizioni.

“Lorenzo, io me ne vado al noleggio bici da sola.”
“No, Eli, non devi: ti lubano!”

Primo bagno con i bimbi senza Sara fra i piedi. Lorenzo si fa lanciare in acqua, Elena no.
Verso l'una, approfitto del mare calmo e semideserto, rubo gli occhialini a Lorenzo (l'acqua di mare negli occhi me li irrita subito) e riporto a galla le memorie di una remota estate in piscina (quanto avrò avuto? quindici, sedici anni?). Respiro, soffiare, bracciata, bracciata, respiro, soffiare. Braccio proiettato in avanti, la mano entra in acqua di taglio, poi rema sotto il petto. I piedi in alternanza regolare, spingere in acqua, non fuori. Le bolle d'aria davanti al viso, i rumori attutiti, il fondo che scorre veloce.
Tendo sempre a dimenticare quanto sia rilassante l'attività fisica.

Coppia dell'est, entrambi sui quaranta. Lui moro, traccagnotto, peloso, con la pancia. Lei alta, bionda, elegante, bel fisico, petto abbondante; alla spiaggia sempre con tanga e bikini minimali, la sera coi tacchi, fasciata in vestitini attillati, scollata e scosciata. Hanno due belle bambine bionde con cui giocano tutto il giorno.

Le ragioni per cui compro la Settimana Enigmistica sono sostanzialmente due: le scenette surreali dei rebus e il ricordo delle interminabili ore di filosofia, rese sopportabili dal “giornale che vanta il maggior numero di imitazioni”.

Oui, messieurs, je suis Taoïste. Je l'aperçois aujourd'hui. 

Elena è nervosa, irritabile, alla spiaggia litiga con Lorenzo. Non vuole separarsi dall'orrendo pupazzetto (roba da ovetti Kinder, presumo) che le ha regalato Sara. La cui partenza, forse, è stata meno indolore di quel che sembrava.

Mentre il marito del bungalow di fronte asciuga i capelli alla bambina, la bicolore (ormai è questo è il nome in codice della mamma incazzosa) è sulla veranda, con addosso solo l'asciugamano, e si strofina elegantemente le chiappe. Dieci minuti dopo sta già sbraitando contro il marito, chissà per quale ragione.

Per la prima volta, Lorenzo si butta a ballare con gli altri bambini alla baby-dance. Meglio tardi che mai.

La cosa strana di Valentina, la capo-animatrice, è che non ha proprio il physique du rôle. Ecco, diciamo che il suo polpaccio è due volte il mio, e taccio pietosamente del giro-vita. Eppure, quando balla sfoggia un'insospettabile leggiadria, il suo corpo sembra ribellarsi alla forza di gravità e scivolare sul ritmo come su un tappeto d'olio.
Peccato la musica di merda.


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diario toscano - decimo giorno

Lunedì 4 gosto

Decimo giorno. O forse potrei dire: meno cinque. Ma, come cantavano i Monty Python, “always look on the sunny side of life”.

H sognato che dovevo registrare un disco. Dal vivo, con John Lee Hooker. Suonando la chitarra, e anche una specie di strano salterio.
Che vorrà dire?

Ruolino mattutino. Verso le sei e trenta, il papà apre gli occhi spontaneamente, senza bisogno di sveglia. Un'oretta dopo, suona quella della mamma; in quel preciso momento, Lorenzo salta subito giù dal letto e si precipita fuori a giocare. Elena invece rimane a letto e c'è bisogno di un lungo e complicato rituale perché, dopo un'altra oretta abbondante, apra finalmente gli occhi.

Gli altri anni avevo l'abitudine di fare una passeggiatina rinfrancante alla spiaggia, la mattina presto. Quest'anno, fra il maltempo e il fatto che ho da scrivere e studiare, non c'ero ancora riuscito. Oggi ce l'ho fatta.
Eravamo io, un venditore africano che andava chissà dove e una signora straniera dai capelli candidi che passeggiava sulla battigia. Dei gabbiani c'erano solo le impronte, a file e a cerchi. Alcune rondini disegnavano traiettorie imprevedibili, illuminate a lampi del primo sole. Mentre tornavo al bungalow, ho incrociato una ghiandaia che se ne andava al mare.

Passa il nonno di Sara, che accompagna dal dottore una nonna sempre più pallida e pencolante. I bimbi sono rimasti a giocare nel bungalow di fronte, a portata d'occhio. Accompagneremo noi Sara al mare, poi loro ci raggiungeranno.
Quando, dieci minuti dopo, vado a dare un'occhiata, trovo i bimbi affacciati alla finestra, allarmatissimi. Sara ha chiuso dall'interno e nessuno sa più riaprire. Lorenzo ha quasi i lacrimoni. Li prelevo dalla finestra e ci avviamo alla spiaggia.

Nuoto fino alle boe e ritorno, una cinquantina di metri in tutto.
“Bravo, papone!”, mi grida Sara al ritorno.

Lorenzo è stanco, lo prendo il braccio e gli racconto la favola del pesciolino d'oro. Sara smette di giocare e me ne chiede un'altra, con la sua vocina fessa da folletto. Racconto “L'usignolo dell'imperatore”. Me ne chiede un'altra ancora. Riesco a sviarla annunciando che è l'ora del bagno.

Come ogni sera, mentre ceniamo, la testina di Sara si sporge da dietro l'angolo per controllare che abbiamo finito.

Non sarebbe tanto il fatto che Lorenzo si addormenta durante lo spettacolino serale. Quello, pazienza. Il problema è riportare una ventina di chili di peso morto fino al bungalow. Le mie vertebre lombari ringraziano.


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lunedì 4 agosto 2014

diario toscano - nono giorno

Domenica 3 agosto – nono giorno

Ieri sera verso le nove e mezza, all'improvviso, è saltata la luce in tutto il campeggio. Il povero Mago Robert, che stava facendo il suo spettacolo, si è trovato sul palco senza luci e musiche e ha dovuto arrangiarsi come poteva. Bravo, comunque, e professionale.
Siamo tornati al bungalow in un buio compatto, tagliato dalle luci delle biciclette e dei cellulari, oltre che di qualche lampione d'emergenza. Giusto in tempo, perché poi è scoppiato un temporale.
Ora, alle sei e mezzo del mattino, il cielo è mezzo grigio e mezzo celeste, la pineta è percorsa da un vento che suscita dai pini milioni di brusii, sopra il basso continuo del mare. Gridi e cinguettii arrivano in stereofonia da tutte le direzioni. Quattro o cinque merli passano dietro il bungalow, in fila, procedendo a saltelli frettolosi.

Ormai lo so: ogni volta, arriva il momento in cui bisogna smettere di prendere appunti e di pensare, e cominciare a scrivere. Now is the time.

Giornata ventosa. Cielo pezzato da nuvoloni grigi che costeggiano il litorale da sud verso nord. Verso mezzogiorno, mentre facciamo il bagno, cade qualche goccia, poi il cielo si riapre.
Nel pomeriggio le nuvole spariscono all'orizzonte, torna il sole, accompagnato da un vento sempre più forte, che solleva cavalloni verdastri. Elena, Sara e Lorenzo sono impegnati in complessi lavori di ingegneria sabbiosa.

La nonna di Sara ha il Parkinson. “Ma fa una vita da leone”, specifica il nonno.
Vabbè.

Ho sempre pensato che i seni al silicone fossero una delle cose più mostruose sulla faccia della terra. Ma vederne un paio dal vivo, una roba globulare, con la pelle tesa, che non cambia forma con i movimenti del corpo, beh, non fa che rafforzarmi nella mia convinzione.
(A me, poi, piacciono i seni piccoli, adolescenziali, figuriamoci.)

Nuova amichetta, Lavinia. Si avvicina chiedendo a Elena di giocare. Lei ci sta, il problema è che Sara è un po' restia (forse gelosa?). Vedremo come evolve nei prossimi giorni.
Lorenzo comincia a giocare a pallone con un bambino simpatico di nome Federico ma, appena Daniela cerca di lasciarli giocare da soli, lui la segue e torna all'ombrellone. Invece gioca senza problemi con le due bimbe.

Alla fine del pomeriggio, le torri di sabbia edificate ammontano a ventuno, in due file regolari, circondate da un enorme fossato.

Ustionato anche quest'anno. Tutto secondo i programmi.

Ieri è arrivata una nuova famiglia nel bungalow di fronte. Lui, nel pomeriggio, asciugava i capelli alla bambina con “Stairway to Heaven” sparato a tutto volume. Oggi, furiosa litigata. Urla, insulti, roba lanciata, mentre le bambine piangevano a squarciagola.


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domenica 3 agosto 2014

lampi - 252



La psicoanalisi: quanto di più simile alla metafisica la contemporaneità sia riuscita a produrre.

sabato 2 agosto 2014

diario toscano - ottavo giorno

Sabato 2 agosto – ottavo giorno

- Mamma, lo tai che cota voio io?
- Che cosa vuoi?
- Voio una bici con due peni.
- Con due che?
- Due peni! Per penare meio!
- Ah, con due FReni!
- Tì, con due peni.

Eli e la sua nuova amichetta.
“Guarda, Sara, queste quattro sono le mie Barbie. Questo invece è Ken, che il fidanzato di tutte e quattro”.

“Ho dovuto aspettare i miei primi capelli bianchi, e i miei primi rimorsi, prima di convincermi che tutti gli uomini, compreso mio padre, hanno il diritto di fare dei passi falsi se credono di perseguire la felicità. Da allora, ho cominciato a provare affetto per i suoi errori, come spero che tu proverai affetto per i miei, figlio mio. Ti auguro di ingannarti a volte anche tu. E ti auguro di amare, come lui, fino alla tirannia, e di restare a lungo disponibile alle nobili tentazioni della vita”.
(Amin Maalouf, “Léon l'Africain”)

Sara è in vacanza con i nonni: un signore sui cinquantacinque-sessanta, panciuto e barbuto, con una vaga rassomiglianza con Umberto Eco, che passa il tempo a leggere libri di Giampaolo Pansa e a digitare sull'iPhone, e una signora che sorride sempre e non parla mai. Non è che i nonni stiano più di tanto dietro a Sara, anzi.
La bimba (cinque anni e mezzo, moretta, mingherlina, con un caschetto di capelli nerissimi e due guanciotte da criceto) ci ha praticamente adottato come genitori: non solo passa le giornate sotto il nostro ombrellone, ma oggi ha preso a chiamare me “papà” e Daniela “mamma”. La cosa ci risulta un pochettino inquietante, ma tant'è.
(Da ieri, la nonna è sparita. Parlando con il nonno, scopriamo che la signora ha problemi di salute – le manca un rene – e in più un paio di giorni fa ha rischiato di annegare – non sa nuotare – e da allora ha la febbre fissa a trentotto-trentanove. Insomma, una tragedia. Oggi ci hanno smollato Sara per due ore mentre il nonno portava la nonna dal medico).

Per fortuna, Lorenzo si è integrato nel gioco con le due bambine. Il suo compito è rifornire acqua e sabbia, facendo la spola tra ombrellone e mare con il suo “camioncione”, come lo chiama lui. “È un lavoro molto importante”, rimarca Elena.

Problemino non grave, ma fastidioso, che si ripresenta nei momenti meno opportuni. Ora, per esempio.
Faccio un salto all'infermeria del campeggio. Il medico è un bel giovanottone sulla trentina, moro, abbronzato, occhi verdi, che solo la classica borsa di pelle distingue da un bagnino. Mi prescrive delle compresse.
Vado a prenderle alla farmacia del paesino di Punta Ala. Anni che veniamo da queste parti, e non c'ero mai stato. Scopro che aveva ragione Annalisa, piombinese verace, a descrivermelo come “una succursale del Rotary”. Tutto ZTL, villette basse nascoste tra pini e palme, pratini curati, siepi di oleandro, viuzze acciottolate. Persino condomini e villette a schiera sanno di design, con delicati colori pastello e forme elegantemente asimmetriche. La farmacia è in un centro commerciale dal design country-chic, con eleganti boutique e bar dalle poltroncine in vimini nero. La mia Astra sabbiosa e impolverata fa una strana figura, in mezzo ad automobili tutte tirate a lucido.
Insomma, non mi ero perso niente.

Mentre il pomeriggio avanza, uno strato di cirri vela la luce del pomeriggio, donandole una consistenza polverosa e metallica.

Mentre ceniamo, Sara è lì, dietro l'angolo, che ci guarda. Da sola. Ogni tanto si sporge a sbirciare. Che fare? La invitiamo a sedersi a tavola con noi, ma scrolla la testa.
Il nonno è andato a fare la spesa, la nonna è in casa, malata. La situazione si fa sempre più dickensiana.

(A parte gli scherzi, Sara è una bambina molto dolce ed educata. E il nonno, una volta scioltosi un po', è una persona simpatica.)

Lorenzo che ogni sera vuol venire a vedere lo spettacolino serale. E poi, dopo dieci minuti, si addormenta come un sasso.


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diario toscano - settimo giorno

Venerdì 1° agosto – settimo giorno

Il libro è bellissimo. Peccato che per ora esista solo nella mia testa.

Internet ha aumentato il rumore attorno a noi, ma non la nostra capacità di gestirlo. In mezzo a tutte le informazioni che ci circondano, è – paradossalmente – molto più facile non vedere. Il web è, un'enorme arma di distrazione di massa.
Timeo homo unius libri”, diceva Tommaso d'Aquino. In genere il detto è inteso in senso dispregiativo (“temo l'uomo che ha un'unica idea in testa”), ma lo si può leggere anche al contrario: chi ha davvero approfondito un'idea è un avversario temibile. Ecco, oggi di libri ne abbiamo fin troppi. Quel che ci manca è l'appoggio sulla realtà.
L'antico ammonimento “conosci te stesso” è diventato sempre più difficile da praticare. Anche l'io è spezzettato, sempre più difficile da ridurre a unità, sempre più disperso in una realtà senza centro riconoscibile.

“COME-TI-CHIA-MIII!!!”
Lorenzo che gira in bicicletta, facendo le prove delle frasi per fare amicizia.

Il bambino tedesco bardato in un costume intero a strisce, stile belle époque, con un enorme giubbotto salvagente in aggiunta.
All'anima della prudenza.

La signora africana che fa le treccine si porta dietro, in un cestino, una testa di bambola come modello. Il tutto fa un effetto parecchio Marie Antoinette.

Il simpatico ambulante indiano che dall'anno scorso cerca di rifilarci la sua bigiotteria, scontrandosi ogni volta con il nostro sorridente ma incrollabile rifiuto.
“Signora, ti sei scelto bene”, fa a mia moglie, indicando me, “grande grande, ma cià braccino corto. Mi sa che lui non ha pagato tanti cammelli per te”.

Giornata di mare mosso. Giochi tra i cavalloni.

Per tutto l'inverno, abbiamo riso della signora che l'estate scorsa, ogni giorno, dopo il bagno, ci offriva il seguente spettacolino: si fasciava in un asciugamano e si cambiava il costume. Tutto normale, direte voi, lo fanno in tanti. Sì, ma lei si passava l'asciugamano dietro la schiena e ne teneva le cocche fra i denti, per poi effettuare l'operazione. Con il risultato che le falde svolazzavano liberamente al vento, mostrando a tutti l'intero apparato. Neanche un gran vedere, a dire il vero, perché la signora si avviava più per i cinquanta che per i quaranta. Il marito la imitava, con appena un po' di discrezione in più.
Il culmine lo raggiunse il giorno in cui indossò un minimo prendisolino svolazzante e si tolse tutto il resto, e girava per la spiaggia col culo beatamente all'aria.
Ironia della sorte, quest'anno ce la siamo ritrovati di nuovo come vicina d'ombrellone.
(Nota a margine, il suo assortimento di costumi si riduce a due: uno viola leopardato e uno nero con disegnate fette d'anguria di un triste color salmone).

La nuova amichetta di Elena.
“Sara, tu di dove sei?”
“Italia.”
“Sì, ma la città?”
“Torino.”
“Ah, noi siamo di Perugia.”
“E allora perché parlate italiano?”

Il vento forte oggi ha ripulito il cielo, tranne poche nuvolette sbiadite che caracollano all'orizzonte verso nord, seminascoste dalle alture. Verso ovest, il profilo dell'Elba è quasi completamente cancellato dalla luce accecante del sole ormai in piena discesa.

“Eli, Eli, tenti, ti volevo dile che... Eli, no, volevo dile... ELIII!!!”
Lorenzo che tenta di attrarre l'attenzione della sorella, completamente assorta dalla nuova amichetta.


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il ladro e la luna



Si racconta che una notte un ladro entrò nella casa del monaco zen Ryōkan (1758-1831) e scoprì che non c'era nulla da rubare. Ryōkan tornò a casa e lo trovò ancora dentro.
"Hai fatto tanta strada per venirmi a trovare", gli disse. "Non voglio che tu vada via a mani vuote. Ti prego, prendi in dono i miei vestiti". 
Il ladro, confuso e meravigliato, prese i vestiti e andò via.
Ryōkan sedette, nudo, e si mise a guardare il cielo. "Poveretto", riflettè, "come avrei voluto potergli donare questa bella luna!".
Si dice che in quell'occasione egli scrisse questo haiku:

Il ladro l'ha trascurata:
la luna
alla mia finestra.

venerdì 1 agosto 2014

lampi - 251



La felicità costa tanto lavoro.
Non è più comodo essere infelici?

diario toscano - sesto giorno

Giovedì 31 luglio – sesto giorno

Sesto? Di già?

Ho da leggere e – possibilmente – anche da scrivere. E dormo poco. E il wireless del campeggio funziona bene solo la mattina presto. Tre ottimi motivi per svegliarmi di buon'ora.
Se il tempo è bello, è anche piacevole mettersi a leggere fuori, sul gazebo, mentre la pineta poco a poco si risveglia. Speriamo bene.

Pensavo a Eli che l'altro giorno pretendeva di portarsi dietro la torcia elettrica perché, mentre noi andavamo a buttare l'immondizia, lei così avrebbe continuato a leggere il suo libro. Di notte, camminando al buio. Il rischio di una capocciata contro un albero è nulla, di fronte all'ansia di finire il capitolo. La genetica a volte fa brutti scherzi.
Pensavo anche a Lorenzo, che con tutta la sua vivacità ciclonica poi non sta volentieri con i bambini suoi coetanei. È anche vero che gioca tutto il tempo con la sorellina e che i due sono molto legati. Forse lo frena il fatto che il suo linguaggio è ancora articolato in modo molto personale, con frequenti sostituzioni di consonanti che lo rendono difficilmente intelleggibile ai non-iniziati (“pelò petté la notta tata tta tulla ttata?”, frase tipo). Lo so, è piccolo, quattro anni e mezzo, e per il resto le frasi – lessico, sintassi – sono formulate benissimo, e quando glieli si chiede, con un po' di sforzo, i suoni mancanti riesce più o meno ad articolarli; ma a settembre dovremo vedere se consultare un logopedista o lasciare che la natura faccia il suo corso. La seconda probabilmente. Però, allo stesso tempo, il problema lo limita nei rapporti con sociali, perché gli altri bimbi spesso non lo capiscono, o lo prendono in giro. Del resto, a correggerlo noi rischiamo di far peggio.
Insomma, it's a Dad's life.

- Sul giornale c'è un articolo che si chiama “L'indifferenza che uccide”. L'hai letto?
- No, ovviamente.
(Scene di teatro dell'assurdo in casa Pasquandrea)

“Dieu, qui m'a créé faible, me reprochera-t-Il un jour ma faiblesse?”
(Amin Maalouf, “Léon l'Africain”)
("Dio, che mi ha creato debole, mi rimprovererà un giorno per la mia debolezza?")

Dopo un'intera giornata in felpa e jeans lunghi, mettersi a spazzare il piazzale a torso nudo è una bella soddisfazione.

“Fermati un attimo”, mi dice la gente che mi vede sempre con il naso in un libro.
“Rilassati, divertiti”, mi dice mia moglie quando, durante i pranzi in famiglia, staziono per ore su una sedia in silenzio, con gli occhi bassi e il muso lungo.
Non si rendono conto che gli altri chiamano “divertimento” ciò che per me è noia: smettere di pensare, ripetere gli stessi atti e le stesse parole (le da me detestatissime “tradizioni”, ossia la coazione a ripetere elevata a norma sociale). Detesto le repliche, le persone superficialmente spiritose, i discorsi già sentiti, i chiacchieroni, i luoghi comuni, i “signora mia”. Odio essere rassicurato. Mi diverte la novità, lo stimolo intellettuale, l'ostacolo da superare, il pensiero che ribalta il luogo comune.
In fondo, ho la fortuna di divertirmi lavorando.

Giornata estiva, finalmente.
La mattina, l'aria ancora limpida per le piogge dei giorni precedenti permette di distinguere tutto il cerchio della costa fino a Piombino (una quindicina di chilometri, in linea d'aria). Dall'Elba, si distacca il profilo di un'isoletta che credo sia Cèrboli.

Dopo pranzo, comincio ad avvertire un mal di testa accompagnato da nausea e un leggero capogiro. Un colpo di calore? Strano, perché il caldo è moderato e poi io sono come le lucertole: con il caldo mi rianimo. Comunque, un'oretta sul letto del bungalow risolve tutto.
Tornato alla spiaggia, trovo Lorenzo seduto sulla battigia, con l'aria insonnolita. La mamma sguazza lì davanti, nell'acqua bassa, mentre Eli gioca con una bimba, qualche metro più in là.
“Stavamo giocando a palla”, racconta la mamma, “quando quella bambina si è avvicinata e hanno cominciato a giocare. A quel punto, Eli si è girata verso di me e mi ha detto: Va bene, mamma, adesso puoi anche andare”.

L'abbronzatura procede secondo i piani: alla fase “mozzarella” è succeduta la fase “gambero”, che poi sarà seguita da quella finale, “leggermente brunito” (il massimo che mi consente la mia carnagione).

Problemi di socialità.
La nuova amichetta di Eli non vuole ballare, invece la bimba con cui ha fatto amicizia l'altroieri sì. Lei si divide diplomaticamente tra la pista da ballo e il parco-giochi.
Lorenzo: “Ma non capitti, mamma, è quetto il pobblema! Io non potto fale amititia, petté non pallo bene!”

Okay, finché si tratta di guardare Eli che si diverte con la baby-dance, ci sto pure. Ma i balli di gruppo per adulti con l'istruttrice di zumba: no, no, no e ancora no.
Approfittando del fatto che Lorenzo è crollato addormentato, me la svigno al bungalow.
(Mi pare d'essere tornato ai miei quindici anni...)


(...qui le puntate precedenti)