domenica 11 ottobre 2015

recensioni: "Botanica arcana" di Moira Egan

 Moira Egan, Botanica arcana (Strange Botany), traduzione di Damiano Abeni, Pequod, 2014

In genere, per la poesia, sono un lettore lentissimo. Quindi è assolutamente eccezionale che mi sia spolpato (e la metafora non è casuale, come spiegherò fra poco) questo libretto di Moira Egan in un'oretta.
Va bene che è un libretto sul serio, diciannove poesie inglesi con altrettante traduzioni italiane, per un totale di una novantina scarsa di pagine. E va bene che alcune poesie le avevo già lette sul web, però ripeto non è normale. Ma il piacere della lettura era tanto che non potevo letteralmente staccarmi.
Ora, la domanda è: in quanti modi si può raccontare una storia d'amore? Risposta: tantissimi, forse infiniti. Moira Egan sceglie di farlo attraverso le piante, con particolare attenzione a quelle commestibili.
E la soluzione non è tanto peregrina, se si pensa che la storia in questione è quella fra una lei poetessa americana, trapiantata in Italia per amore, il cui modello principale è Marianne Moore; e un lui (Damiano Abeni), per professione medico, per passione traduttore, nonché botanico dilettante (e manco tanto dilettante, direi). E se – a quanto si capisce – entrambi sono intenditori di buona cucina, oltre che di poesia.
Moira Egan ha una dote che me la fa adorare: un tono apparentemente casuale, a volte quasi frivolo, quasi sempre frastagliato da una leggera ironia, che parte dall'osservazione di dettagli insignificanti, o dalla narrazione di fatti quotidiani, per trapassare in maniera quasi insensibile alla riflessione.
Ogni sua poesia possiede quella qualità che gli inglesi chiamano wit, e che non credo abbia un preciso equivalente italiano: un'intelligenza sottile e acuta, spesso divertente ma mai scontata né banale, anzi sempre ricca di piacevoli sorprese.
Un libro carnale e brillante.

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