lunedì 2 maggio 2016

note fiorentine

1.
Oratorio dei Buonomini
lunette del Ghirlandaio (scuola)
le Sette Opere di Misericordia
nitido Quattrocento – una brocca
di vino sulla mensola una spada
inclinata appiè del letto
fiaschi impagliati un pollo arrosto
un notaio nell'atto di rogare – tutto
in verde e giallo e rosso mattone
e azzurro piombo – Madonna
di allievo del Perugino – icona
e il solito tondo dei Della Robbia
“finestra a tromba per distribuire pane
Anno della peste M.D.XXII”
dietro l'angolo della casa
(falsa) dell'Alighieri – “aperto”
mi dice la custode “due ore il mattino
altrettante il pomeriggio” a offerta libera
per i bisognosi della confraternita.
(Sul cotto dei pavimenti
osservavo il pomeriggio declinare
la schiena contro l'intonaco macchiato
mente un ragno riparava la tela
dietro le finestre opache).

2.
La casa di Dante non è sua.
La chiesa dove incontrò Bice (forse) nemmeno.
“Dantesca” è il laboratorio di un artigiano del cuoio.
Esistono ancora gli Hare Krishna.
I passeri beccano le briciole cadute ai turisti.
Ai Giardini di Boboli abita un airone.
Il Museo del Bargello chiude alle sedici e venti.
Il colore di Firenze è il grigio.
In via de' Calzaiuoli i turisti aggirano una cacca di cavallo.
I capelli di Agnolo Doni sono ognuno
un'unica finissima pennellata.
La bellezza è un bene deperibile.

3.
Firenze in fondo è tutta un déja vu
i mendicanti benedicono e imprecano
come ovunque nonostante lo sfondo
ritagliato dai testi scolastici
(sono anche loro citazione
del Miracolo di Pietro o di qualche pala
che adesso non ricordo)
e le chiese come ovunque servono
ai turisti per far sgonfiare le caviglie
nei Giardini di Boboli però
più di preciso al Museo delle Porcellane
ho trovato un Ratto d'Europa in stile Impero
il piede minuscolo con il secondo
dito sporgente oltre l'alluce
dai fianchi larghi fioriva il busto
i seni appena rilevati
e anche un Compianto su Cristo morto
a San Carlo dei Lombardi – così
severamente simmetrico da rimettermi
in pace con il mondo (e con la mia cervicale).

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