sabato 2 luglio 2016

tre poesie di Wole Soyinka


Massacro, ottobre 1966

Schegge di sole mi raggiungono
sminuzzate dai salici. Il lago esplode
in frammenti di vetrata – io cerco
una mente nel limo

gelido immobile il lago
nuoto nel flusso ottobrino di foglie morte
lavoro di giardinieri sparso in saggi rotoli
che inscrivono il vento

come spiccate da un quadro
le onde irridono questo falso idillio
cammino sulle ghiande; ogni guscio che detona
scimmiotta la singolarità di un cranio.

Un pensiero affilato:
questa leccornia per maiali non ammonta a molto
mentre mozza le teste il turbine
che per poco ho scampato

dalla quercia ne piovono altre cento
dolce inganno all'aritmetica di morte:
è tempo di guardare lo sgombero autunnale
che spolvera dipinti rari

perché un deciso grido di passione salga
allo scoiattolo, luce brunita pelliccia di rame
posa distante senza i rosoni del lago
e per uno straniero, amore.

Mucchio di ghiande cadute in silenzio
come in silenzio stanno coloro, le cui risate
salivano per strade indifferenti, oh Dio
non tutti sono stranieri

quelli che irridono e profanano la parola
di pace – salam aleikun – né straniero è nessuno
fra le migliaia di cervelli schiacciati in mangime per maiali –
fuggite il porco bestia immonda – urla il sacerdote.

Mi presta le stagioni una terra straniera,
sorella di sventura, intorno a me l'orgoglio di una razza
sparsa in schegge di luce. Mi si presta una terra straniera
per tenere le stagioni della mente.

* * *

Ujamaa
(per Julius Nyerere*)

Il sudore è lievito per la terra
non tributo. La terra sazia non chiede
omaggi al sudore della fronte.
Il sudore è lievito per la terra
non omaggio forzoso a un arroccato dio.
Le mani nere della terra liberano
speranza dai messaggeri di morte, dagli
incestuosi cinantropi più sinistri
della Sinistra Mietitrice, insaziati
predatori di olocausti umani.
Il sudore è lievito, pane, Ujamaa
pane della terra, dalla terra
per la terra. La terra è tutto il popolo.

* Julius Nyerere (1922-1999), Primo ministro del Tanganika (poi Tanzania) dal 1964 al 1985, creò l'ideologia della “ujamaa” (letteralmente “famiglia estesa”), presentandola come via africana al socialismo. Nyerere è una figura molto discussa, secondo alcuni un autocrate, secondo altri un benefattore del suo popolo. La sua politica, comunque, si rivelò fallimentare e alla sua uscita di scena la Tanzania era uno degli stati africani più poveri.

* * *

Après la guerre

Non coprite le cicactrici
nella rapida distilleria del sangue
ho sentito filtrare
l'odore familiare dei narcotici,
non coprite le cicatrici

il tubero comune della carne, quando
è pestato a fondo nella terra si arma contro
la morte, e con nuove bardature assalta il sole
ma affinché non si riveli un guscio vuolo
e affinché le nuove vite non affondino
le radici nel vuoto della finzione
non gonfiate la pelle crepata della terra
per smaltare le fessure del tamburo

non vi coprite nell'escara
non mutate il dolore nel lamento
di un impostore balbettante
la faccia una maschera di veli dipinti
il fiato seccato dalla bile
cuore di pezza e ghigno di teschio
per ingannare i rigori
dell'esorcismo.

La vernice si crepa. Lasciate
che il midollo del legno batta solo
per il nuovo nato
che segue la veglia.

(traduzioni mie)



Il nigeriano Wole Soyinka (n. 1934), poeta e autore teatrale, primo Nobel africano per la letteratura (1986), è una delle figure più importanti della cultura contemporanea in Africa.
Di etnia Yoruba, nacque in una famiglia benestante. Dopo gli studi in Nigeria e in Inghilterra, si impegnò nelle lotte per la decolonizzazione, ma criticò fortemente anche le dittature instauratesi nei paesi africani. Scontò due anni di carcere durante la guerra civile nigeriana (1967-70) e nel 1993 fuggì dal suo paese, oppresso dal regime di Sani Abacha, che lo condannò a morte in contumacia. Ha insegnato in diverse università americane e inglesi. 
Nella sua opera, l'eredità culturale africana si mescola con una raffinata padronanza della letteratura occidentale, generando una poesia densa, spesso criptica e arduamente simbolica.

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