lunedì 17 ottobre 2016

diamanti e ruggine

Onestamente non ho mai apprezzato molto Joan Baez, ma questa canzone, se non sbaglio, me la fece scoprire Antonio sul suo blog e mi è tornata in mente non so perché, un po' per il Nobel a Dylan, un po' perché in questo periodo, per altri motivi, ho a che fare con cuori infranti.
È dedicata proprio a Dylan, con il quale - com'è noto - la Baez ebbe una relazione all'inizio delle rispettive carriere, ed è una riflessione amara e disincantata su un amore finito.



Beh chi se l'aspettava
Ecco che torna il tuo fantasma
Ma non c'è niente di strano
È solo che c'è la luna piena
E ti è venuto in mente di chiamare
E io sto seduta qui
Con la mano sul telefono
Ad ascoltare una voce che ho conosciuto
Un paio d'anni luce fa
Mentre andavo dritta verso il precipizio

Mi
ricordo che i tuoi occhi
Erano più azzurri delle uova di pettirosso
La mia poesia faceva schifo dicevi
Da dove chiami?
Una cabina telefonica nel Midwest
Dieci anni fa
Ti ho comprato dei gemelli da camicia
Tu mi hai portato qualcosa
Sappiamo entrambi che cosa portano i ricordi
Portano diamanti e ruggine

Beh sei esploso sulla scena
Già una leggenda
Il fenomeno sudicio
Il vagabondo originale
Ti sei smarrito nelle mie braccia
E ci sei rimasto
In naufragio temporaneo
La Madonna era tua gratis
Sì la ragazza sulla mezza conchiglia
Ti avrebbe tenuto al sicuro

Ora ti vedo stare lì
Con le foglie secche che ti cadono intorno
E la neve nei capelli
Ora sorridi dalla finestra
Di quell'hotel da quattro soldi
A Washington Square
Il nostro fiato viene fuori in nuvolette bianche
Si mescola e rimane sospeso nell'aria
Parlo a titolo personale
Avremmo potuto morire entrambi lì in quel momento

Adesso mi dici
Che non provi nostalgia
E allora trovami un'altra parola per definirla
Tu che sei tanto bravo con le parole
E a tenerti sul vago
Perché adesso mi servirebbe un po' di quella vaghezza
Mi è tornato in mente tutto troppo chiaramente
Sì ti ho amato con tutto il cuore
E se mi offri diamanti e ruggine
Ho già pagato

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