lunedì 13 febbraio 2017

happy days in Tripolitania

"Un formicolio di genti in fermento; uomini, donne, cammelli, greggi; con quella promiscuità tumultuante che si riscontra solo nelle masse sotto l'incubo di un cataclisma; una moltitudine che non aveva forma, come lo spavento e la disperazione di cui era preda; e su di essa piovve, con gettate di acciaio rovente, la punizione che meritava.
Quando le bombe furono esaurite, gli aeroplani scesero più bassi per provare le mitragliatrici. Funzionavano benissimo. Nessuno voleva essere il primo ad andarsene, perché ognuno aveva preso gusto a quel gioco nuovo e divertentissimo. E quando finalmente rientrammo a Sirte, il battesimo del fuoco fu festeggiato con parecchie bottiglie di spumante, mentre si preparavan gli apparecchi per un'altra spedizione."
(da "Ali italiane sul deserto", 1933, di Vincenzo Biani*)


[N.B.: Biani, aviatore ed eroe di guerra, sta descrivendo il massacro di una colonna di profughi libici: civili disarmati, attaccati dall'aviazione italiana senza preavviso e senza alcuna reale motivazione bellica; gli anni sono quelli in cui il neonato Regime aveva deciso di "pacificare la Libia", con le buone o con le cattive; meglio le cattive, evidentemente.]



* Citato in: Wu Ming 1 & Roberto Santachiara, Point Lenana, Einaudi 2013, pag. 254

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