lunedì 11 settembre 2017

esercizi di stile

Dunque.
Ultimamente (diciamo dall'inizio di quest'anno) passo una fase di secca creativa. Niente di grave, mi capita spesso, e d'altronde negli ultimi tre o quattro anni ho scritto abbastanza da riempire almeno altri due o tre libri. Un paio, per inciso, sono già pronti e uno è addirittua in dirittura d'arrivo.
Comunque, lo dico per due motivi: il primo è spiegare perché da un po' il blog langue. In realtà, avrei parecchia roba scritta l'anno scorso e mai pubblicata, ma non so se mi va di metterla qui, perché mi è anche venuto a noia il modo in cui scriv(ev)o, pensa un po'.
Il secondo motivo è che, negli ultimi tempi, per tenermi la mano in esercizio, mi sono messo a scrivere in metrica, producendo esercizi che, pur senza un particolare valore letterario, mi danno una certa soddisfazione, diciamo così, artigianale.
Comincio a pubblicarne qualcuno: si tratta di tre madrigali, su imitazione di altrettante liriche del Tasso (un altro esempio l'avevo già postato tempo fa).
Più avanti, pubblicherò altra di questa roba, e chissà, magari anche un po' di quella dell'anno scorso.

* * *

In purissimo azzurro...”
(sul modello di “Donna, se dopo tanti...”)

Se guardo il cielo, vedo ammassi morti
di stelle, orbite vuote di comete,
abissi senza suono,
galassie che si muovono in rapporti
armonici, una rete
cieca di particelle. Ed io, che sono?
Che cos'è questa sete
di senso, questo male senza colpa?
Questo frutto svuotato della polpa?

* * *

Gita a Venezia
(sul modello di “Donna, il bel vetro tondo”)

Ecco, ho girato in tondo,
confuso dalle forme e dai colori,
dal mesmerismo dei ristoratori:
e adesso vagabondo,
seguo l'aria e la luce,
ignoro dove il passo mi conduce.
(Ma forse l'universo
si concede soltanto ai dilettanti
e dispiega i suoi incanti
a chi non ha più meta: a chi si è perso.)

* * *

Maremma, estate 2017
(sul modello di "Tacciono i boschi e i fiumi")

Tacciono i boschi e i fiumi
in un'oscena pace:
il litorale è tutto una fornace.
Si è fatta nera e bruna
la pineta alla luce della luna.
È il pianto delle cose,
delle carcasse esplose,
e dovunque ti giri
cenere e fumo è quello che respiri.

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