martedì 16 gennaio 2018

tre poesie di Stefania Onidi

Sogno

Ho sognato che ti nutrivi al mio seno
ma non crescevi tu e non crescevo io.
Rimanevi eterno bambino tra le mie braccia
troppo bianche per contenere le tue future metamorfosi.
Ho sognato che ti baciavo gli occhi.
Ho sognato quel corpo che noi due inventammo
ancora prima di essere.

* * *

Vertigine

Mi svegliai su un campo di papaveri.
Albe di rosso fin dentro la pupilla.
In gola mi soffocava un sogno.
Sentivo l'odore della terra, mio unico abito,
sentivo le tue mani risalire il ventre, calde
ali, girandole di desiderio.
Ti guardai. Eravamo proprio io e te,
stretti, sul filo della lama di un tempo esatto e accolto
finalmente.
Tra i capelli un vento.
Nel suo abbraccio raggiro di sensi,
suono di parole, le tue.
– Ti ho assaggiato sillabe di miele direttamente
dalla bocca.
Amarti è un gioco (d'azzardo).

* * *

Identità

Resto donna di scogliera
fiore di cisto selvatico
nel taglio del vento
nel segno del sale.
Aperta agli azzurri senza nome
alla ruota del sole
alla gioia lenta della terra.


 (da Quadro imperfetto, Bertoni Editre, 2017)

sabato 13 gennaio 2018

una traduzione da Philip Larkin

Il signor Bleaney

“Questa era la sua stanza. Ci ha abitato
finché era all'assemblaggio, dopo l'hanno
trasferito”. Tendine sfilacciate,
a fiori, troppo lunghe di una spanna,

dalla finestra lotti edificabili,
rifiuti, erbacce. “Coltivava l'orto,
era un brav'uomo, uno così affidabile”.
Letto, sedia, sessanta watt, la porta

senza gruccia, né armadi, né ripiani...
“La prendo”. E così eccomi a dormire
dove dormiva Bleaney, i mozziconi
schiacciati nel suo stesso posacenere,

l'ovatta nelle orecchie, a soffocare
il chiacchiericcio della radio (lui
era stato, a fargliela comprare).
Conosco i suoi orari, so i suoi gusti

in fatto di cucina, le schedine,
le abitudini fisse: ogni estate
la vacanza, ospitato in casa Frinton,
e il Natale a casa dei cognati.

Ma se stesse a guardare il vento gelido
che arruffava le nubi e, sul suo letto
ammuffito, dicesse con un brivido
“questa è casa”, e ghignasse, col sospetto

terribile che il modo in cui si vive
misuri il nostro essere, e che un box
in affitto sia ciò che meritava,
e nient'altro: no, questo non lo so.

Philip Larkin (traduzione mia)

* * *

Mr Bleaney

‘This was Mr Bleaney’s room. He stayed
The whole time he was at the Bodies, till
They moved him.’ Flowered curtains, thin and frayed,
Fall to within five inches of the sill,

Whose window shows a strip of building land,
Tussocky, littered. ‘Mr Bleaney took
My bit of garden properly in hand.’
Bed, upright chair, sixty-watt bulb, no hook

Behind the door, no room for books or bags —
‘I’ll take it.’ So it happens that I lie
Where Mr Bleaney lay, and stub my fags
On the same saucer-souvenir, and try

Stuffing my ears with cotton-wool, to drown
The jabbering set he egged her on to buy.
I know his habits — what time he came down,
His preference for sauce to gravy, why

He kept on plugging at the four aways —
Likewise their yearly frame: the Frinton folk
Who put him up for summer holidays,
And Christmas at his sister’s house in Stoke.

But if he stood and watched the frigid wind
Tousling the clouds, lay on the fusty bed
Telling himself that this was home, and grinned,
And shivered, without shaking off the dread

That how we live measures our own nature,
And at his age having no more to show
Than one hired box should make him pretty sure
He warranted no better, I don’t know.

martedì 9 gennaio 2018

su Poetarum Silva

Alcune poesie di Approssimazioni e Convergenze sono sul blog "Poetarum Silva".
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giovedì 4 gennaio 2018

congedo e buon anno

San Silvestro 1917

Inerme è affondato l'anno scorso
e il nuovo sorge, con il cuore in mano.
I bei tempi son dunque così infami?
Nessun pudore può frenarne il corso?

Timorosi ascoltiamo da lontano:
di tanto in tanto ha un tremito la terra.
Ma i nuovi tempi avanzano, imperterriti,
su questo sogno colmo di peccato.

Corrono i tempi con i calendari,
le usate attività continuando.
Gli assassini si stanno congedando.
con un buon anno ai profanatori.

Karl Kraus – traduzione mia